Pietro Parisi, lo chef contadino si racconta: “Amo il mio lavoro perché posso donare sorrisi”

di Giuliana Avila Di Stefano

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Pietro Parisi, lo chef contadino si racconta: “Amo il mio lavoro perché posso donare sorrisi”

| sabato 12 Aprile 2014 - 14:19

Il desiderio di mantenere le tradizioni di famiglia e aiutare la propria terra lo ha fatto rientrare in Italia, dove a Palma Campania ha aperto il suo ristorante “Era l’Ora” che ha ospitato celebri nomi, come l’ex premier francese Sarkozy con Carla Bruni; i suoi piatti, come la sua eccellente parmigiana, unione di sapori antichi, locali ma apprezzati da ottimi palati, sono stati assaggiati, e con un ottima critica, anche dal Papa Emerito Ratzinger e dallo scrittore francese Daniel Pennac.

Pietro Parisi giovane chef emergente, poco più che trentenne, conosciuto più all’estero che in Italia, ha  deciso qualche anno fa, di lasciare le cucine prestigiose di hotel francesi e svizzeri, dove si è formato avendo grandi maestri come Alain Ducasse e Gualtiero Marchesi, per ritornare nella sua Campania.

“Il tutto nasce dalla mia infanzia, sono cresciuto alla corte di mia nonna Nannina, vale a dire in mezzo a favolosi e reali campi di pomodori e noccioli – racconta lo chef Parisi – di lei oggi apprezzo la sua semplicità: era se stessa e soprattutto era una creativa, per mascherare la sua povertà grazie ad alimenti e cose semplici riusciva a trasformare una pietanza, e noi nipoti mangiavamo qualcosa di unico e insostituibile. In casa sua non abbiamo mai mangiato merendine, ma quando avevamo voglia di qualche leccornia, correvamo da lei per il suo buonissimo pane zucchero e limone! È lei che mi ha insegnato, l’immenso amore verso la terra che, secondo lei è lo specchio di chi ci vive e, sopratutto è fondamentale amarla, in quanto, come mi diceva mia nonna ‘è la terra che dobbiamo ringraziare,  grazie a lei la famiglia si riunisce intorno al tavolo può consumare del buon cibo. Come fai, così ti faranno'”. Il giovane chef, che dimostra di essere legato ai valori familiari anche nell’aver formato un proprio nucleo, infatti è già papà.

Parisi attualmente si divide fra la propria terra e l’Oman, infatti lavora anche per Saleem Q. Al Zawawi, sceicco e presidente della Marina Bandar Al-Rowdha e Advisor del Ministry of Sports Affairs, Saleem Q. Al Zawawi, sceicco e presidente della Marina Bandar Al-Rowdha e Advisor del Ministry of Sports Affairs. “Sto insegnando a personale degli Emirati Arabi la nostra cucina. Si è deciso di aprire tre ristoranti, i già esistenti O Sole Mio, nell’hotel Radisson Blu di Muscat, Trattoria, che a breve aprirà nel centro della città – afferma Parisi – e ad aprile, sarà inaugurato il Rossini nel complesso the Cave, tra i più lussuosi dell’Oman. Tutti i locali hanno una filosofia comune: portare l’autentica cucina italiana in Oman e i prodotti campani”.

Lei definisce i suoi fornitori. “La mia Wall Street”. Quando ha compreso che la ricchezza era nella sua terra e deciso di ritornarvi?

Come detto, ho compreso che la ricchezza era nella mia terra e quando mi sono reso conto che l’amore e la passione insegnatami da mia nonna Nannina non aveva nessun riscontro, dovevo rientrare nella mia terra perché dovevo donare qualcosa al mio territorio e soprattutto dare dignità a chi per anni era stato messo in ombra e al lavoro dei contadini, che è fondamentale, ma non adeguatamente apprezzato. Oggi cerchiamo di ridare dignità a questa terra e alla sua gente, quella che veramente dona anima e corpo per mantenere vive delle tradizioni, ma non sempre vengono rese importanti. Le dure esperienze internazionali mi hanno donato tanta tecnica e professionalità.

Lei ha lavorato con grandi Chef, chi e perché le ha lasciato qualcosa che porta sempre con sé?

Ho lavorato per anni con grandi firme di cucine internazionali, e a ognuno di loro va un ringraziamento perché tutti mi hanno dato qualcosa che completasse questo mosaico: mai nessuna esperienza è inutile, in quanto tutte servono, anche quelle che riteniamo perdite di tempo. Tutte ci insegnano a decifrare l’utile dal disutile e con me porto sempre la passione che i miei maestri mi hanno fatto trasmesso per  questo lavoro.

Rivisitazione del passato e della tradizione, questo è ciò che i Clienti spesso sentono dire, attualmente, quando si parla di grandi chef e cucina. Ma è sempre necessaria?

Credo che giocare sui i ricordi del passato e sopratutto sul cibo di memoria, aiuti tantissimo a carpire l’attenzione dei commensali, ma credo che se riusciamo ad emozionare un cliente con una pietanza che, ad esempio, le ricordi la sua infanzia o i momenti più belli della sua gioventù, credo che quel cliente sarà un nostro fans.  Oggi donare qualcosa di bello é sempre vincente. Amo il mio lavoro perché noi ristoratori  abbiamo la licenza di poter regalare sorrisi alla gente.

Lei ha dichiarato che un tempo pesava molto. Oggi fa questo lavoro ed è magro. Ci dia qualche consiglio.

Io ho perso 130 kg, e amare il cibo può avere anche un lato negativo. Per il cibo, anzi per  il cattivo cibo, ho rischiato la vita,  a quel punto ho compreso che dovevo seguire un’alimentazione sana. Però ho perso così tanti kg anche grazie ad un intervento di bendaggio gastrico.

La sua storia è citata nel libro di Corrado Formigli “Impresa impossibile” come esempio positivo della Terra dei Fuochi, spesso identificata come negatività.

Certamente è una cosa che mi inorgoglisce, ma qui, nella Terra dei Fuochi ci sono tanti grandi creativi, e sono tutti coloro che con grande difficoltà hanno superato un momento molto difficile. Il problema c’è, ma  io e altri ne stiamo uscendo vincenti, perché alla fine é dimostrato che la Terra dei Fuochi rappresenta solo 1% della Campania, quindi non dimentichiamo mai il lato buono, spesso poco comunicato, anzi, dobbiamo imparare che l’omertà non serve a crescere ma è solo un gesto di negatività. Un conto è essere fedeli ed onesti, un altro omertosi. Alla fine con la stessa azione, ma cambiando il termine… è tutto un altro significato.

Un motivo per venirla a trovare…

Attraverso del buon cibo, gusterete memoria e semplicità, che alla fine sono le vere cose che contano!

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