Strage di famiglia a Santhià, il nipote confessa | Arrestato a Venezia: “Sono stato io”

di Alessia Bellomo

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Strage di famiglia a Santhià, il nipote confessa | Arrestato a Venezia: “Sono stato io”

| sabato 17 Maggio 2014 - 08:17

Lorenzo Manavella era ricoperto di sangue quando si è presentato di sua spontanea volontà alla polizia di Venezia, dopo ore di ricerca con i vestiti, ancora macchiati del sangue dei suoi nonni e di sua zia. Da lì è stato trasferito a Vercelli dove è stato interrogato per sette ore dagli agenti della Polfer. Non si p riuscito ancora a far luce sul movente del triplice omicidio.

Il pallavolista venticinquenne è l’autore della strage di famiglia di Santhià, piccola comunità in provincia di Vercelli sconvolta venerdì mattina dalla notizia della morte violenta di Tullio Manavella e Giuseppina Bono, ottantenni, e la figlia Patrizia, di 56 anni.

L’unica persona a mancare all’appello ieri era proprio Lorenzo: l’allarme era stato lanciato da suo padre, l’allenatore di pallavolo di Lorenzo, che si trovava in Sardegna al momento della strage. A scoprire che qualcosa non andava la badante, che ha provato a entrare in casa con le chiavi, che non funzionavano. I corpi dei nonni e della zia di Lorenzo sono stati trovati senza vita con profonde ferite attribuibili a un oggetto contundente o a un’arma da taglio simile a un punteruolo. I tre erano in pigiama: le donne a letto, mentre l’uomo vicino la camera. Forse ha cercato di scappare al suo assassino.

Dopo quasi 12 ore di ricerche, ad aiutare gli investigatori ci ha pensato l’autore del delitto: Lorenzo vagava in stato confusionale nella stazione di Venezia Santa Lucia, con le mani ancora sporche di sangue: “Mi voglio costituire qui, non a Vercelli. Sono stato io”. Il giovane era molto conosciuto, come tutta la sua famiglia, nel paesino: dalle prime ipotesi lo choc e la vergogna l’avrebbero sopraffatto, facendolo fuggire a Milano e poi a Venezia. Ma non si esclude che stesse tentando di oltrepassare la frontiera.

Lorenzo viveva da solo in una parte della villetta accanto a quella dei nonni. Patrizia Manavella si trovava in casa dei suoi genitori per dare una mano vista l’assenza del fratello Gianluca: la nonna Tina era costretta in sedie a rotelle e il nonno Tullio non poteva fare tutto da solo. In paese, lo choc è forte: l’uomo era stato direttore delle Poste ed era consigliere comunale. Tutti dicono che Lorenzo adorasse i suoi nonni ma qualcosa di oscuro l’ha portato alla follia. Il ragazzo sarà interrogato dai magistrati della procura di Vercelli: si indaga per strage.

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