L’identità sessuale ai tempi dei social network | La 58 sfumature che propone Facebook

di Azzurra Sichera

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L’identità sessuale ai tempi dei social network | La 58 sfumature che propone Facebook

| venerdì 04 Luglio 2014 - 09:54

Da sempre l’uomo si è posto gli interrogativi più difficili e ha passato la vita alla ricerca di risposte. Cos’è la felicità? Qual è il senso della vita? Chi sono io?

“Conosci te stesso” è un monito di origine socratica, una spasmodica ricerca di “definirsi” per meglio rapportarsi con gli altri, dopo un lungo percorso di comprensione e accettazione di sé, del proprio essere.

Tutto questo è cambiato con l’avvento dei social network. Per registrarsi bisogna rispondere a una serie di domande standard, classiche, che tentano di dare all’esterno una percezione degli utenti. Finora, alla domanda “Sesso” c’era la possibilità di scegliere solo tra “Donna” e “Uomo”. Adesso, il menu a tendina offre una nuova possibilità: “Personalizzata”. E chi non trovasse la definizione che più gli calza, può scegliere “Consiglia un’altra opzione” e scrivere ciò che preferisce.

Arriva quindi in Italia la possibilità di definire la propria identità di genere: Facebook, sotto la supervisione di Arcigay, ha stilato una lista di ben 58 definizioni diverse tra cui scegliere. La lista è lunga e se da una parte potrebbe servire a informare e diffondere la conoscenza dell’argomento, dall’altra potrebbe generare confusione. Alcune sfumature infatti non risultano di immediata comprensione: chi sa qual è la differenza tra “femmina trans” e “transfemmina”?

Ma il termine che più salta all’occhio è “femminiello”. La parola fa parte del dialetto napoletano e indica una figura tipica della cultura tradizionale partenopea, la cui identità di genere cade all’infuori di una concezione duale dei sessi. Se da un lato il social network vuole aprirsi alle esigenze della società contemporanea, dall’altra il rischio che solleva qualcuno è che si presti il fianco ad altri insulti di natura omofoba.

L’Italia è pronta per questa rivoluzione culturale? Agli utenti l’ardua sentenza. 

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