In manette due dipendenti dell’Amap /VIDEO | Nelle loro tasche i soldi delle bollette

di Redazione

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In manette due dipendenti dell’Amap /VIDEO | Nelle loro tasche i soldi delle bollette

| giovedì 02 Ottobre 2014 - 08:35

Due dipendenti dell’Amap, l’azienda municipalizzata che si occupa della fornitura dell’acqua a Palermo sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza. L’indagine è stata denominata “Acqua in bocca”.

In manette sono finiti Carmelo Di Bella, 56 anni, e Carlo Fasetti, 52 anni. I due avrebbero intascato soldi avuti da clienti morosi.

I reati contestati sono peculato e truffa.

Giancarlo Trotta, comandante provinciale della Guardia di Finanza, ha spiegato che “i due funzionari Amap erano in grado di intascare i soldi delle bollette, rilasciare delle quietanze con timbri falsi, e poi rendevano regolarmente pagate le bollette. I soldi finivano sia nelle tasche di Carlo Fasetti, il capo ufficio, che di Carmelo Di Bella, impiegato. Al momento non possiamo escludere che siano coinvolti altri impiegati”.

“I funzionari dell’Amap che hanno collaborato con la guardia di finanza – spiega Francesco Mazzotta, comandante del nucleo polizia tributaria della Gdf – hanno ricevuto minacce. Dal quattro ottobre in poi sono stati spediti a casa del dipendenti che hanno cercato di spiegare la truffa alcuni mazzi di fiori. A uno di loro è arrivata anche una testa di bue scuoiata. Sono stati commissionati anche dei funerali. Sotto casa sono arrivati dei carri funebri. I dipendenti delle pompe funebri hanno bussato alla porta dei funzionari chiedendo se era pronta la bara da portare via”.

La grande truffa all’Amap da parte dei due dipendenti arrestati, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza grazie ad un esposto arrivato in via Francesco Crispi. Un dossier che spiega come il dirigente dell’ufficio Carlo Fasetti e il fido impiegato Carmelo Di Bella riuscivano ad entrare nel sistema informatico e fare risultare pagate le bollette che invece avrebbero intascato loro. Gli utenti ricevevano anche le quietanze con tanto di timbri, ma falsi.

Circa 910 mila euro in cinque anni i soldi incassati. ”Il danno economico per l’ente pubblico – spiega il colonnello Francesco Mazzotta capo del nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza – è di circa un milione di euro, con ammanchi, riconducibili agli arrestati per circa 742 mila euro. Le indagini sono ancora in corso per accertare il valore effettivo del danno, e a oggi, sono state evidenziate anomalie su 956 fatture che non hanno dato luogo a 919 mila euro di pagamenti. Si sta anche verificando se vi siano o meno complici in questa truffa”. I funzionari che hanno collaborato sono state vittime di minacce.

“Le minacce che hanno subito i vertici dell’azienda, collaboratori nelle indagini, – dice Dino Petralia procuratore aggiunto – sono folkloristiche, dalle imprese di pompe funebri mandate a domicilio, alle teste di capra mozzate, ai fiori, e fanno pensare ad una intenzione criminale così accentuata da portare a un collateralismo con possibili ambienti criminali, capaci di fare atti del genere. Questo è un aspetto inquietante su cui, assieme alla Guardia di Finanza, stiamo cercando di fare luce”.

“Assieme al Comune di Palermo, l’Amap si costituirà parte civile nel processo a carico dei due dipendenti infedeli”. Lo ha annunciato Maria Prestigiacomo, presidente Amap, dopo l’arresto dei due impiegati dell’azienda che si sarebbero appropriati di ingenti somme riscosse indebitamente. “Già agli inizi di settembre – prosegue – l’azienda ha avviato il procedimento disciplinare il 30 settembre ha portato al licenziamento di Di Bella, quello che sembrava essere l’unico indagato in questione, per via degli inequivocabili sospetti su lui ricadenti e per essere venuto meno il rapporto di fiducia tra dipendente ed Amap, da cui è partita la denuncia alla Procura”.

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