Lavoratori senza tutele e pagati 1.60 euro l’ora | In agricoltura il 32% dei braccianti è in nero

di Redazione

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Lavoratori senza tutele e pagati 1.60 euro l’ora | In agricoltura il 32% dei braccianti è in nero

| giovedì 30 Ottobre 2014 - 08:52

Il lavoro sommerso incide per il 32% nel comparto agricoltura italiano. Il dato si riferisce ai primi sei mesi del 2014 ed è contenuto nell’indagine #Sottoterra, commissionata e pubblicata da Uila, Unione italiana lavori agroalimentari, e Eurispes. Il dato percentuale è in peggioramento: 27,5% nel 2011, 29,5% nel 2012, 31,7% nel 2013.

L’indagine accende i riflettori su quella che sembra una vera e propria “nuova schiavitù”. I braccianti ricevono mediamente venti euro al giorno in nero per 12 ore di lavoro nei campi dall’alba al tramonto, corrispondenti a 1,60 euro l’ora, un quinto del minimo sindacale. Per i lavoratori agricoli sommersi questi prezzi sono praticamente la regola: 1,90 euro l’ora dalle 5 della sera alle 5 del mattino – si legge nel dossier – chi 35 euro al giorno per raccogliere le ciliegie o 38-40 euro al giorno come bracciante nei campi sono le altre possibilità di retribuzione.

Grande anche l’influenza della criminalità. Secondo il rapporto, il volume d’affari dell’agromafia è stimato in circa 14 miliardi di euro

Per il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza, “i dati della ricerca mostrano che il lavoro nero e irregolare rappresenta per l’Italia, molto più che per gli altri paesi europei, una realtà grave e di ampia dimensione con la quale il Paese deve fare i conti e deve farli in fretta. Non possiamo permetterci di presentarci all’appuntamento di Expo 2015 con un’agricoltura che nel definirsi ‘di qualità’, nasconde dietro di sè un’incidenza di oltre il 30% di lavoro nero o irregolare”. “Occorre – continua Mantegazza – che governo e parlamento diano un segnale forte e chiaro in tal senso, trasformando in legge la proposta unitaria di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, che mira a realizzare una ‘rete del lavoro agricolo’ per promuovere e gestire l’incontro domanda-offerta di lavoro in un quadro di trasparenza e incentivazione per le imprese virtuose”. I dati del rapporto sono sintomatici rispetto al momento di crisi vissuto dal mondo del lavoro italiano: l’economia sommersa nel nostro Paese ha generato a partire dal 2007 almeno 549 miliardi di euro l’anno. Al Mezzogiorno, le unità di lavoro non regolari superano il 25% del totale, con Campania e Calabria in testa. La maggior parte di questi è formata da stranieri, ma non mancano operai italiani giunti nelle campagne dopo chiusure di fabbriche e aziende o licenziamenti improvvisi”.

 

 

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