Maratona di Boston, a morte l’attentatore | A nulla sono valsi gli appelli a salvargli la vita

di Redazione

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Maratona di Boston, a morte l’attentatore | A nulla sono valsi gli appelli a salvargli la vita

| sabato 16 Maggio 2015 - 08:21

Nell’attentato della Maratona di Boston hanno perso il loro bambino di 8 anni, Martin. Ciò nonostante i genitori di Martin Richard avevano chiesto la grazia per il carnefice del loro piccolo. Ma il sorprendente appello, come i tantissimi appelli alla vita delle ultime settimane, non ha sortito alcun effetto. I 12 giurati riuniti in camera di consiglio per oltre 14 ore nella corte federale di Boston hanno deciso per la pena di morte.

Una iniezione letale: così sarà giustiziato Dzhokhar Tsarnaev, il giovane attentatore della maratona di Boston che quel tragico 15 aprile del 2013 aveva solo 19 anni. E si rese complice del peggior attacco terroristico in terra americana dall’11 settembre 2001.

Sugli appelli a salvargli la vita sono prevalse le aggravanti: la premeditazione e la pianificazione dell’attacco, la crudeltà e l’efferatezza del crimine, l’uso di armi di distruzione di massa, l’aver causato la morte di un bimbo innocente, l’aver preso di mira un evento sportivo iconico, la maratona più antica della storia degli Stati Uniti.

Il folle gesto fu portato a termine col fratello maggiore Tamerlan Tsarnaev, poi morto in uno scontro a fuoco con la polizia. Costò la vita a tre persone, dilaniate dalle schegge di due ‘pentole bomba’ imbottite di chiodi, due ordigni artigianali costruiti in casa.

Ora Dzhokhar sarà molto probabilmente trasferito nel braccio della morte del penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Lì attenderà la sua fine, che potrebbe arrivare anche tra qualche anno.

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