Juve, i consigli dello psichiatra per battere il Barça: “Rabbia e umiltà”

di Redazione

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Juve, i consigli dello psichiatra per battere il Barça: “Rabbia e umiltà”

| giovedì 04 Giugno 2015 - 12:47

La ricetta per battere il Barcellona esiste. Parola dello pischiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano: “Una finale di Champions si gioca con il vento in poppa dal punto di vista emotivo – riporta l’AdnKronos a poche ore dalla finale Juve-Barça – perché già si vive concretamente l’atmosfera della grande impresa. Se poi non si parte come i favoriti, come nel caso della Juve, le cose si mettono meglio dal punto di vista psicologico”.

Il segreto qual è? “Un aspetto che rende difficile giocare bene una partita sono le aspettative: avere il dovere di vincere rende fragili psicologicamente, perché ci mette con le spalle al muro avendo tutto da perdere. Pensare invece di poter vincere, sicuri di aver fatto tutto il possibile per giocarcela, ci rende estremamente forti. Sappiamo che quando ci siamo presentati a questa competizione come sfavoriti, perché distratti dal calcio scommesse o dalle polemiche, abbiamo dato il meglio”.

Ecco quindi il decalogo del dottor Cucchi per battere la Barçelonite:

1. Non è forte chi non sbaglia mai – L’infallibilità non è sinonimo di capacità. È forte e riesce a controllare le sue prestazioni chi si concede mentalmente di poter sbagliare e si confronta continuamente con i propri limiti, riconoscendoli e cercando di superarli;

2. In campo sicuri di sé – È fondamentale nel pre-partita alimentare la convinzione che è inutile immaginare cosa succederà, mentre la vera convinzione deve emergere dal fatto che le risorse che si cercano per arrivare alla vittoria sono dentro di sé;

3. Improvvisare, la scelta sbagliata – Per rilassarsi i componenti della squadra, dai giocatori all’allenatore, hanno a disposizione numerose valide tecniche. Queste però non vanno improvvisate, perché rischiano di ottenere l’effetto opposto se non adeguatamente preparate durante l’anno: la mindfulness e il training autogeno sono molto utili se praticati con coscienza e basi teoriche scientifiche;

4. Scatenare la rabbia al momento giusto – Nell’ottica di affrontare al meglio la finalissima, i bianconeri dovranno far emergere le emozioni che favoriscono la lotta fisica e la prontezza mentale al combattimento, quali la rabbia, il furore agonistico e la voglia di vincere;

5. Ogni campione ha il suo rifugio – Ogni giocatore predilige un particolare modo per prepararsi mentalmente alla gara più importante: chi cercherà rifugio in qualche compilation Rap, chi si caricherà rimanendo in silenzio, chi aumenterà i momenti di aggregazione e goliardia. Tutti vanno accettati, purché ciascuno scelga la propria via consolidata.

6. Pensare troppo fa male – A volte usare troppo l’immaginazione fa brutti scherzi. Concentrazione e consapevolezza dei propri mezzi fanno sì che pensare non serva più: nelle ore prima della partita bisogna solo alimentare la convinzione che è inutile immaginare cosa succederà e focalizzarsi sull’incontro;

7. La fortuna aiuta gli audaci – Spesso negli appuntamenti sportivi decisivi emergono le personalità forti, in grado di rendersi protagoniste anche di sfacciataggine, supponenza e incoscienza. In molti casi questo fattore aiuta molto, purché queste persone siano in grado di lavorare bene e con umiltà sul campo in allenamento;

8. Il leader deve guidare il branco – Massimiliano Allegri dovrà tirare fuori il meglio dai propri giocatori e individuare chi dovrà mostrare di essere un vero leader in campo, capace di guidare i compagni del branco e scacciare le insicurezze degli elementi più fragili;

9. La fortuna di essere sfavoriti – Dal punto di vista psicologico essere considerati sfavoriti può rappresentare un vantaggio. Infatti le aspettative troppo elevate possono rendere più difficoltosa l’interpretazione della partita, e questo potrebbe essere un punto a sfavore dei blaugrana;

10. Il fondamentale ruolo del mister – Il compito di mister Allegri sarà quello di trovare l’alchimia giusta tra la rabbia, la tensione sportiva e la lucidità, quel mix che porta a essere grandi negli appuntamenti più importanti. L’allenatore toscano dovrà trovare lo spazio mentale per far rimanere fermi i propri calciatori e liberare la mente dall’impeto, almeno all’inizio del match.

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