Morte Loris, la madre torna sui suoi passi | Dopo il sopralluogo, le nuove rivelazioni VIDEO

di Redazione

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Morte Loris, la madre torna sui suoi passi | Dopo il sopralluogo, le nuove rivelazioni VIDEO

| giovedì 19 Novembre 2015 - 11:43

Si aprono nuovi spiragli sul caso della morte del piccolo Loris Stival. Dopo essere stata interrogata una prima volta il 13 novembre, la madre del piccolo Veronica Panarello, accompagnata da polizia e carabinieri, il 17 novembre ha ripercorso i  passi compiuti il giorno della morte del figlio alla ricerca dello zaino del bambino, che la stessa ha ammesso di aver gettato (per disfarsene) lungo la strada percorsa per andare al castello di Donnafugata, dove doveva partecipare ad un corso dimostrativo di cucina.

Secondo quanto riferito dalla  Procura della Repubblica di Ragusa. I primi accertamenti hanno dato esito negativo e gli investigatori effettueranno ulteriori ricerche nelle prossime ore, anche con ausilio di mezzi e tecniche speciali.

La donna però durante la ricerca dello zaino, secondo quanto riporta un comunicato diffuso oggi “ha riferito ulteriori importanti elementi rispetto alle dichiarazioni già rese in sede di interrogatorio (del 13 novembre ndr)”. In seguito alle nuove rivelazioni quindi “si è ritenuto opportuno ascoltare nuovamente l’indagata che ha fornito una diversa versione”.

Le dichiarazioni rese sono al vaglio di questa Procura della Repubblica che le sta valutando unitamente agli investigatori della Polizia di Stato e dei Carabinieri.

Quello che ha raccontato da subito non era frutto di fantasia, ma “ciò che ho sempre ritenuto fosse accaduto”. Lo afferma Veronica Panarello, nella sua deposizione alla Procura di Ragusa, spiegando di “avere preso coscienza dei fatti sin dallo scorso mese di luglio”. E, cioè, che lei a scuola Loris non lo aveva portato. E da quando ha realizzato quello che era veramente successo, di fronte alla visione della verità dei fatti, ha “patito un peso enorme di cui volevo assolutamente liberarmi”. Dopo avere portato il corpicino del bambino, che secondo la sua ricostruzione è morto mentre giocava con delle fascette, nel canalone, si è recata a un corso di cucina a Donnafugata. E lì, fa mettere a verbale il 13 novembre scorso, “ho incominciato a rimuovere il ricordo di ciò che avevo fatto, rappresentandomi in realtà che avevo lasciato Loris a scuola”. Per Veronica Panarello è “stato un brutto sogno che avevo fatto”. Quindi è tornata a Santa Croce Camerina e “in totale stato di confusione sono scesa dall’auto nella convinzione di prendere il bambino”.

“Era in piedi, con il busto reclinato in avanti e la mani poggiate sul petto, ho pensato che avesse difficoltà a respirare per avere ingerito qualcosa che gli era andato di traverso”. Così Veronica Panarello ricostruisce ai magistrati della Procura di Ragusa la scena del drammatico “incidente” che, secondo la sua avversione, avrebbe causato la morte di suo figlio Loris. Lei, fa mettere a verbale il 13 novembre scorso, tenta di soccorrerlo “battendogli gli schiena” e anche “cercando di mettergli una mano in bocca”, ma “era serrata” e non riusciva ad aprirla. Quando il bambino, “violaceo in viso”, “si accascia in posizione supina”, Veronica Panarello, dice, ha “potuto notare che il collo era cinto da una fascetta, le stesse che aveva ai polsi” e che si era messo per giocare “la sera prima”. Tenta quindi disperatamente di togliere la fascetta, di strapparla “anche con le unghie”, senza riuscirci. Per questo la taglia con “la forbice arancione”. “Ho poggiato la mia guancia sulla sua bocca – aggiunge la donna – per potere udire il suo respiro, ma non sentivo nulla”.

Il primo istinto, sostiene davanti ai Pm, è stato quello di chiamare aiuto con il cellulare, ma, “mi sono bloccata – spiega – e ho pensato che non avrei saputo come giustificare quanto accaduto”. Quindi la decisione di portare via il corpicino di Loris caricandolo sulla sua auto. “Mi sono diretta verso Punta Secca – sostiene – non sapendo ancora dove andare, combattuta tra chiedere soccorso e il dubbio su come avrei potuto giustificare l’accaduto”. Poi l’arrivo a Mulino Vecchio dove lascia il cadavere del figlio per tornare a casa, recuperare indumenti e zaino del figlio, buttati via mentre va al corso di cucina, dove tutto diventa “un brutto sogno che avevo fatto”.

Intanto oggi l’avvocato della donna, Pia Giardinelli, ha fatto sapere che “le scelte penali saranno valutate con molta attenzione”, anche quella di un eventuale ricorso a riti alternativi o consulenze psicologiche. Il legale oggi ha rappresentato Veronica Panarello nell’udienza davanti al Gup di Ragusa. La penalista non ha voluto anticipare le linee della difesa che verranno esposte domani davanti al giudice per l’udienza preliminare, ma ha sottolineato che la sua assistita, oggi assente in Aula, “è molto, molto provata”. L’udienza è stata rinviata a domani.

Il marito e il suocero di Veronica Panarello, Davide e Andrea Stival, assistiti rispettivamente dagli avvocati Daniele Scrofani e Francesco Biazzo, chiederanno al Gup di Ragusa di potersi costituire parte civile nel procedimento contro la donna accusata di avere ucciso il figlio Loris, di 8 anni.

Durante un colloquio con Davide Stival, sollecitata dal marito, Veronica Panarello aveva escluso che il bambino potesse essere rimasto vittima di un incidente, adesso torna indietro, e non è facilissimo credere a questa versione”. Lo ha affermato l’avvocato Daniele Scrofani, legale del papà di Loris, il bimbo di 8 anni che, secondo la Procura di Ragusa, sarebbe stato ucciso dalla madre. “Davide è stanco – ha aggiunto il penalista – ma è ansioso di affrontare il processo, per capire come andrà a finire questa vicenda. E’ pronto a qualunque verità purché si arrivi a un accertamento pieno. E grazie al lavoro, che non si è mai fermato, della Procura e di polizia di Stato e carabinieri di Ragusa ci stiamo arrivando, poco a poco”. In questi giorni Davide Stival “sta affrontando la vita cercando la normalità, andando a lavorare” e “domani dovrebbe essere in aula”. Il fratellino di Loris, rivela infine l’avvocato Scrofani, sollecitato dai giornalisti, “sta bene, in un ambiente tutelato: vive in in famiglia, va all’asilo e apparentemente non ha problemi”.

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