Genova, voleva “immolarsi” per l’Isis: arrestato | Digos e Dda smascherano i piani di un marocchino

di Redazione

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Genova, voleva “immolarsi” per l’Isis: arrestato | Digos e Dda smascherano i piani di un marocchino

| martedì 19 Dicembre 2017 - 15:14

Il 29enne marocchino Nabil Benhamir si voleva “immolare” per l’Isis. Il gip del tribunale di Genova Nadia Magrini ha così emesso un’ordinanza di custodia in carcere a carico del giovane che in passato era stato già arrestato per maltrattamenti. Secondo quanto ricostruito Digos e Dda, Benhamir sarebbe un “esponente di rilievo” dell’Isis ritornato in Europa.

Benhamir aveva l’obiettivo “di addestrare altri membri dello Stato Islamico alla fabbricazione e all’utilizzo di esplosivi“. Nelle perquisizioni, oltre ad istruzioni per azionare ordigni esplosivi con vecchi cellulari, uno dei quali in suo possesso, sono stati infatti rinvenuti video di azioni suicide e ‘testamenti’ di attentatori prima di immolarsi oltre a tracce di comunicazioni effettuate tramite WhatsApp che lasciano supporre l’esistenza di un ‘mandato’ che l’indagato avrebbe dovuto assolvere in Italia.

L’individuazione e l’arresto di Nabil Benamir – da alcuni mesi detenuto nel carcere di Genova per i reati di lesioni dolose e maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna – “è il frutto di un network investigativo internazionale, nel cui contesto l’Antiterrorismo della Polizia ha raccordato i contributi di Aisi, polizia olandese, Europol e Fbi“.

Benhamir, emerge dalle carte, scrive alla ‘sorella Farah’: “Ha chiamato il chiamante… devo andare al lavoro… Parliamo un’altra volta. Inshallah, che Dio allunghi la mia età e il mio destino. Prega per me per la Shahada e che accetti il mio lavoro…”. L’interlocutrice risponde con toni preoccupati: “Specificami di cosa stai parlando… O Dio … ma di che lavoro si tratta?”.

In ambito radical-fondamentalista l’uso di questi termini è rivolto a quelle persone che “stanno per incontrare Dio” e viene pronunciato all’indirizzo di jihadisti e martiri: “Tali conversazioni – scrive il giudice – si saldano in maniera inquietante con il “bando di arruolamento” tra le file dello Stato Islamico rinvenuto nella memoria cache del telefono”.

Gli agenti della Digos sono riusciti a recuperare anche foto di telefoni cellulari con schemi elettrici di manipolazione dei circuiti interni ad uso innesco/detonatore per ordigni esplosivi e relative indicazioni d’uso in lingua araba: “La circostanza del possesso da parte dell’indagato – scrive il gip – di un cellulare di vecchia tecnologia (Nokia 3410) fra quelli sequestrati, permette di ipotizzare seriamente che le istruzioni sull’uso quale mezzo per l’innesco di ordigni, acquisite mediante Telegram, servissero all’indagato per adattare il congegno per il predetto futuro impiego criminale, ovvero per condividere il know-how con terzi interessati alla “soluzione tecnica”.

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