Mattarella perde la pazienza: “Niente diktat al Quirinale”

di Andrea Profeta

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Mattarella perde la pazienza: “Niente diktat al Quirinale”

| giovedì 24 Maggio 2018 - 19:45

C’è un nome che più di altri pesa, da giorni, sulla bilancia della trattativa grillo-leghista. Ormai, peraltro, più un trattato che una trattativa. Il nome, a scanso di equivoci, non è quello di Giuseppe Conte. Certo, neppure su di lui c’è totale accordo. Ma lo scontro più acceso (quello vero) si sta consumando in queste ore sulla figura di Paolo Savona.

Il braccio di ferro – questa volta – non è tra Di Maio e Salvini. Il Carroccio, infatti, vuole Savona all’Economia. E sembra che, in linea di massima, i grillini si siano allineati. Qualcuno, però, non concorda. Ed è Sergio Mattarella. Dal Colle, infatti, il ‘no‘ è netto ed incontrovertibile. Nessuno può imporre nomi al Capo dello Stato.

Nessun veto dal Quirinale, ma il diktat è ‘inammissibile’

Al Quirinale hanno pazienza da vendere. E ce lo hanno ampiamente dimostrato negli ultimi due mesi. Certo, sperano che i mesi di stallo non diventino tre, ma non hanno nessuna voglia di porre veti all’uno o all’altro ministro. Attendono semplicemente, con pazienza appunto, l’esito delle consultazioni di oggi.

Non ci sono dunque veti all’ordine del giorno. Il Colle lo ha ribadito questo pomeriggio. Ma al diktat di Salvini su Savona, non può che esprimere tutta la sua contrarietà. Per comprendere le ragioni del ‘no‘ poi non c’è bisogno di andare lontano. La Costituzione, infatti, prevede scelte condivise sui nomi dei ministri. È inammissibile privare il Quirinale dell’esercizio delle sue funzioni. E non soltanto il Quirinale. Mattarella, infatti, si preoccupa che l’intransigenza della Lega su Savona possa limitare le scelte di Conte che dovrebbe essere il leader di questo nuovo esecutivo grillo-leghista. Insomma, il diktat di Salvini, prima ancora di imporsi sul Colle, si impone su Palazzo Chigi. Peccato però che ingerenze come queste erano (sono e saranno) molto probabili in un governo guidato da uno che il leader non l’ha mai fatto. 

La (presunta) concordia Salvini-Di Maio che vuole Savona a ‘salvarci’ da Bruxelles

Chissà se è vero, poi, che Di Maio è così ‘concorde’ col Carroccio sul profilo di Savona. Ufficialmente, è chiaro, la posizione grillina è perfettamente in linea con quella leghista. Ma qualche rumors potrebbe scoraggiare la concordia dei coniugi, ad un passo dalla fine del viaggio di nozze. Proprio quando, cioè, prenderanno nuova dimora a Palazzo Chigi. Ad ogni modo, Di Maio conferma – rivolto ai cronisti, a Montecitorio – che si prenderà di buon grado il Lavoro, concedendo alla Lega l’Economia. Il matrimonio, in fondo, è tutto un fatto di compromesso.

Il nome di Savona (totally-made-in-via-Bellerio), dunque, è in pole grazie a Salvini. E, non gliene abbia Martina, se il leader del Carroccio lo afferma proprio in diretta Facebook. Tra l’altro, proprio sul social, Salvini rassicurava Bruxelles, questa mattina, sul ruolo ‘salvifico’ di Paolo Savona. E, chissà perché, il leghista si stupiva che l’Europa fosse scettica su un euroscettico come Savona. Comunque sia, Salvini non ha dubbi. “È la figura in grado di rimettere l’Italia al centro del dibattito in Europa”, dichiara più o meno serenamente.

Insomma, è un ‘nome-del-cambiamento’ quello di Savona che mette d’accordo pochi. È un nome che fa infuriare l’Europa e spazientisce (incredibilmente) persino Mattarella. Perché lo abbiamo visto, che Mattarella perdesse la pazienza era quasi impossibile. E invece ce l’hanno fatta.

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