Luca Parmitano dopo sei mesi torna sulla Terra| “Quella è casa mia”

di Azzurra Sichera

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Luca Parmitano dopo sei mesi torna sulla Terra| “Quella è casa mia”

| domenica 10 Novembre 2013 - 16:15

Sta per concludersi la missione “Volare” alla quale ha preso parte anche il siciliano astronauta dell’Esa Luca Parmitano. Dopo 166 giorni e tantissime fotografie postate su twitter, Luca lascerà la Stazione Spaziale Internazionale dove per sei mesi ha lavorato con i colleghi della Spedizione 37, Karen Nyberg della Nasa ed il comandante russo Fyodor Yurchikhin. Toccheranno Terra stanotte, alle 3.50 ore italiane.

Luca è stato il primo italiano a compiere ben due passeggiate spaziali, lo scorso luglio. Questa spedizione è stata sicuramente la più “social”. I suoi interventi sono stati seguiti in diretta sui canali youtube della Nasa e le sue fotografie hanno davvero fatto il giro del mondo, incantando gli utenti di Twitter e non solo.

Prima di lasciare lo spazio, Luca  ha voluto scrivere una lettera dedicata alla Terra, il suo pianeta, la sua casa che per questi cinque mesi e mezzo ha sempre osservato ed immortalato dalla cupola della Iss, la Stazione Spaziale Internazionale.

“I miei occhi accarezzano amorevolmente la sua pelle dalle sconfinate e magnifiche tonalità. Quante volte con lo sguardo ne ho esplorato i confini, di un azzurro indescrivibile, mentre l’alba ne immortalava le curve, delineate perfettamente dalla luminescenza delle nubi mesosferiche, splendide, cangianti: il colore di una pazienza senza tempo e infinita”.

“Osservo nel silenzio della mia postazione: so che il suo cuore pulsa invisibile, e scorgo la linfa vitale scorrere nelle infinite vene che attraversano le sue terre, alimentate e protette dalle nubi, che la ricoprono come il manto di una vergine vestale”.

“Il suo respiro ha il ritmo calmo ed eterno delle maree, la grandezza delle onde oceaniche, la potenza dei venti che spazzano in un soffio le sabbie di cento deserti, le cime di mille montagne. Fra poche ore, tutto questo sarà un ricordo – scrive Parmitano -. La mia astronave mi attende, per adesso quieta e buia, ma presto teatro dinamico e drammatico del mio rientro a terra. Tutto quel che ha un inizio, deve necessariamente finire: una meravigliosa fragilità che rende ogni esperienza unica, e per questo ancora più preziosa”.

“Adesso, però, – prosegue nella lettera – cerco ancora di riempirmi gli occhi, la mente e il cuore di colori, di sfumature, sensazioni. Perché restino con me, che ne possa testimoniare”.

“Le terre emerse si confondono l’una nell’altra, i confini, arbitrari e immaginari, del tutto inesistenti da qui, mentre le osservo dalla Cupola. Osservo le terre degli uomini. Dalla Terra, guardando verso il cielo e le stelle, ne ho sempre sentito l’attrazione irresistibile, ho incoraggiato la mente a perdersi verso l’infinito e l’ignoto. È la nostra natura – il gene di Ulisse. Ma anche Ulisse, dopo tanto viaggiare, torna a Itaca: e a lungo sogna la sua isola”.

“Se fossi nato tra gli spazi dell’impenetrabile nero interstellare, se avessi passato tutta la mia vita viaggiando lontano dal nostro mondo, osserverei con lo stesso sguardo ammirato che ho adesso le sue acque azzurre, i suoi continenti così variegati. Ogni alba e ogni tramonto mi regalerebbero lo stesso stupore atavico. E sognerei di sprofondare i piedi nelle sue sabbie calde, di sentire il gelido abbraccio delle sue nevi, e la carezza salmastra delle brezze che dal mare si spingono verso la terra. Mi chiederei cosa si prova a immergersi nelle sue acque, a scaldarsi al calore del suo sole. Ma sono fortunato: io sono nato lì. Quello è il mio pianeta. Quella è casa mia”.

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