“Era uno sbirro, doveva pagare” | La violenta rappresaglia del clan della Noce

di Gabriele Ruggieri

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“Era uno sbirro, doveva pagare” | La violenta rappresaglia del clan della Noce

| martedì 10 Dicembre 2013 - 13:39

Aveva deciso di aprire un’attività commerciale senza chiedere il permesso, meritava una punizione esemplare. La storia dell’aggressione violenta ai danni di un commerciante, si è conclusa con la disarticolazione di uno dei clan più potenti di Palermo, quello della Noce, e con l’arresto del suo capo, Giuseppe Castelluccio.

Dopo l’apertura del suo negozio, nel cuore del quartiere della Noce, la vittima era stata prontamente avvicinata da un uomo, Marco Neri, che gli aveva chiesto un “contributo” di tremila euro per essere in regola con la legge imposta dal clan, che, secondo quanto è emerso finora, vive e si sostenta soprattutto grazie alle estorsioni. A quel punto, secondo un copione molto diffuso nell’ambiente mafioso, sono intervenuti i due “mediatori”, Carlo Russo e Giovanni Buscemi, che, fingendo un’azione amichevole, hanno chiesto una riduzione, uno sconto della pigione a 1500 euro. A entrare, dunque, in scena è il capo dell’organizzazione, Giuseppe Castelluccio, che si mostra “misericordioso” con il commerciante, accettando la richiesta dei due finti amici.

Qualcosa però non è andata per il verso giusto, la vittima si oppone, dice di aver denunciato la richiesta di pizzo e che non pagherà. È un bluff. Parte allora un altro cliché tipico dell’operazione mafiosa: l’isolamento dell’uomo e della sua attività commerciale. Fino al due novembre, quando è scattata l’aggressione.

Il commerciante è stato accerchiato per strada, in pieno giorno, da quattro persone. Tra queste c’era Angelo Di Stefano, che, armato di un mazzuolo da muratore, ha sferrato un colpo al volto dell’uomo, causandogli la frattura del setto nasale. La violenza non si arresta, seguiranno altri 13 martellate, calci e pugni, tutto sotto l’occhio delle telecamere, che hanno ripreso interamente l’agguato, che ha travolto anche il genero della vittima, giunto in suo soccorso.

Il commerciante si è salvato miracolosamente, ad avere la peggio è stato il genero dell’uomo, che ha rimediato due giorni in coma e l’impianto di una placca. Dopo l’arrivo dei due in ospedale si è attivata la polizia che, in tempi brevissimi, ha individuato e arrestato gli autori dell’agguato, sgominando di fatto il clan della Noce.

“Ci troviamo davanti a una punizione esemplare – dice il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo – La vittima ha sfidato il sistema delle estorsioni. L’azione di polizia, che ha portato ai sette arresti di oggi, è particolarmente importante, non solo per l’aver disarticolato il clan, ma perché ci ha consentito di costatare il modus operandi del gruppo mafioso. La mafia non è più onnipotente, in altri tempi non sarebbe accaduto che un commerciante si ribellasse in questo modo”.

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