Una nuova tassa sui telefonini | Cinque euro per ogni smartphone

di Francesco Reina

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Una nuova tassa sui telefonini | Cinque euro per ogni smartphone

| martedì 04 Febbraio 2014 - 17:14

In termini burocratici viene chiamata “Rideterminazione dei compensi per copia privata”, in pratica si tratta di una nuova tassa mirata a tutti i dispositivi contenenti archivi digitali, dagli smartphone alle chiavette Usb. Un balzello di un certo rilievo che va a interessare un mercato tra i più floridi del nostro Paese.

Le cifre, gravate inoltre dall’attuale aliquota Iva al 22%, partirebbero dai 5,20€ per gli smartphone e tablet che acquisteremo in futuro, sino ai 39,28€ per i decoder con memoria da 400gb:

tabella

La decisione finale circa l’imposizione della tassa spetta al ministro Massimo Bray, responsabile del ministero dei Beni, Attività culturali e Turismo, che l’ha attualmente bloccata in attesa di sentire tutte le parti in causa.

La tassa non è una novità: il Decreto del 20 dicembre 2009 prevede già un aumento di 90 centesimi sul prezzo finale dei terminali, maggiorazione non presente però sull’acquisto di tablet, che adesso si ritroverebbero invece tassati come gli smartphone. L’aggiunta è giustificata dalla Siae (Società italiana autori editori) come un contributo dato “In cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate dal diritto d’autore”, come quando si copia un cd fisico sul proprio lettore mp3. Si tratta quindi della stessa cifra, ma quintuplicata, proprio come sostiene l’avvocato Maurizio Iorio, presidente Andec Confcommercio, l’associazione che raggruppa i più grandi produttori hi-tech: “Sino a oggi gli importi erano ragionevoli, ma con il nuovo adattamento tariffario in molti casi risultano più che quintuplicati”.

E gli introiti derivanti dal surplus per le casse dello stato non sarebbero pochi: prendendo in considerazione il numero di device che vengono annualmente venduti in Italia (computer, tv, tablet, smartphone), e moltiplicando lo stesso per 5 (l’importo medio aggiunto derivante dalla tassa), si otterrebbe un risultato compreso tra i 160 e i 200 milioni di euro.

AGGIORNAMENTO: La smentita del ministero dei Beni culturali

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