L’infallibile olfatto del cane: è tutta una questione di naso

di Aurora Tagliavia

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L’infallibile olfatto del cane: è tutta una questione di naso

| mercoledì 19 Febbraio 2014 - 15:36

Il cane vive in un mondo fatto soprattutto di odori, il suo senso primario è l’olfatto, proprio per questo motivo è definito anche mammifero “macrosmatico” ovvero che vive di psicologia olfattiva.

Dagli odori che avverte può ricavare tantissime informazioni, infatti, quando passeggiamo con il nostro cane dovremmo sempre dargli il tempo di soffermarsi su determinate tracce odorose; dovremmo comportarci nella stessa maniera anche quando incontra un suo simile e i due esplorano con il tartufo le rispettive aree ano-genitali: in realtà non sta perdendo tempo, ma sta acquisendo informazioni sul luogo (cosa c’è, chi c’è, dove sono…) in un caso, e informazioni sul suo simile, nell’altro.

Anche quando torniamo a casa, il nostro cane spesso si prende un po’ di tempo per annusarci: quello che gli interessa sapere lo scopre semplicemente annusandoci. Per comprendere meglio quanto sia potente l’olfatto del cane basteranno un po’ di cifre e di dati.

Il cane è fornito di circa 220 milioni di recettori olfattivi, che variano di razza in razza, ma che restano comunque molti di più rispetto ai 5 milioni di recettori di cui dispone l’uomo, invece la superficie dell’epitelio olfattivo di un cane ha un’estensione che misura dai 18 ai 150 cm quadrati, mentre nell’uomo misura dai 2,5 ai 4 cm quadrati.

Il cane, in buone condizioni ambientali, identifica odori vecchi di sei settimane, specialmente all’inizio della sera, quando la temperatura del suolo è un po’ più alta della temperatura dell’aria e gli odori “risalgono” dal terreno. Ecco uno dei motivi per i quali i carnivori preferiscono cacciare di sera.

La capacità olfattiva di un cane dipende anche dalla razza: ad esempio i cani col muso schiacciato (carlini, pechinesi, bulldog…) sono olfattivamente meno dotati di cani col muso più lungo. Ecco perché alcune razze sono più dotate di altre nel ricercare droga, persone sotto le macerie, o esplosivi.

La razza influenza anche il “modo” nel quale il cane annusa o cerca. Esistono, infatti, cani a teleolfatto e megaolfatto.

Quelli a teleolfatto (ad es. cani da caccia come il pointer) annusano grandi quantità d’aria, con inspirazioni profonde; i loro seni frontali sono più ampi rispetto a quelli di altre razze, e riescono a percepire l’odore di un volatile nell’aria addentrandosi in un immaginario “cono” odore, seguendone l’intensità sempre maggiore, fino a risalire alla sua origine.

Mentre i cani a megaolfatto hanno seni frontali più piccoli, e invece di inspirare grandi masse d’aria, effettuano brevi e ritmiche inspirazioni sul terreno, con le quali individuano quelle che sono chiamate “particelle odorose pesanti” (odore dei calzari, odore degli indumenti, odore di sudore…).

È il caso dei labrador e dei segugi usati per la caccia di selvaggina da terra o dei cosiddetti “cani molecolari”, i bloodhound: cani che, grazie anche ad uno specifico addestramento, sono in grado di annusare l’ oggetto di una persona, di memorizzarne quella molecola e di cercarla nell’ambiente, anche se la persona è passata da quello specifico luogo, diversi giorni prima.

Alcuni recentissimi studi hanno dimostrato che i cani sono in grado di fiutare la presenza di alcuni tipi di tumori, i loro nasi infatti li fiutano anche prima dei test scientifici, un gran bel vantaggio se si pensa che sopravvivenza e possibilità di guarigione completa da un tumore sono strettamente legate alla precocità della sua scoperta.

Ma i nostri fedeli amici a quattro sono anche in grado di percepire il calo di zucchero nel sangue dei diabetici di tipo 1 e possono diagnosticare il raro morbo di Addison e la narcolessia.

 (L’autrice è addestratrice e titolare della pensione Happy Dog)

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