Adescavano bambine su Skype e WhatsApp | Vasta operazione antipedofilia in tutta Italia

di Redazione

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Adescavano bambine su Skype e WhatsApp | Vasta operazione antipedofilia in tutta Italia

| mercoledì 09 Aprile 2014 - 08:15

Adescavano bambine su Messenger, Skype e WhatsApp convincendole a inviare loro filmati e foto a contenuto erotico. Una vera e propria community i cui membri, dopo avere adescato le minorenni, si scambiavano i riferimenti di contatto.

Gli indagati coinvolti nell’operazione antipedofilia “Micione mio” sono in tutto 24. L’inchiesta è stata coordinata dal dirigente del compartimento regionale Pasquale Sorgonà. Tra i denunciati, soprattutto soggetti tra i 29 e i 54 anni ma vi sono anche due ultrasessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro recidivi per reati analoghi. Due di loro, un impiegato stagionale e un consulente, giovani, sono residenti in provincia di Udine.

Più nel dettaglio le indagini, avviate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni strappata a un cinquantenne, con precedenti penali per tentata violenza sessuale. La dodicenne ha permesso alla Polizia Postale di Udine di smantellare la rete di pedofili che agivano attraverso sistemi di messaggistica e social network. L’uomo l’aveva adescata sulla community “Netlog”, spacciandosi per un adolescente come lei. Pian piano, dopo aver finto di condividere interessi e aver instaurato un rapporto di fiducia, aveva deviato la conversazione su temi a sfondo sessuale. E stava spingendo per ottenere un incontro con lei.

Il tempestivo intervento della polizia postale ha quindi sventato l’incontro tra la dodicenne e il suo adescatore, residente nel centro Italia. Le indagini hanno consentito di appurare che in quattro mesi la ragazzina, indotta a inviare video e immagini che la riprendevano in atteggiamenti erotici, aveva avuto oltre duemila contatti con la rete di pedofili, aveva scambiato 2.197 sms e contatti Skype, 133 telefonate e ricevuto sei ricariche telefoniche.

Dalle 27 perquisizioni eseguite nei domicili degli indagati i poliziotti hanno scoperto un meccanismo di scambio di informazioni, contatti e materiale pedopornografico. In casa di uno degli indagati hanno svelato un archivio corredato di nomi, età e cellulare delle ragazzine, dai 12 ai 15 anni, cadute nella rete, corredate anche di considerazioni e dettagli erotici. Sono emersi 7.000 messaggi WhatsApp e 106 contatti Messenger. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Trieste, Cristina Bacer, puntano ora a capire quante adolescenti siano cadute nella rete.

Sequestrata un’ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini, svolte nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento.

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