Cgia: “In dieci anni aumenti da record” | Le liberalizzazioni non abbattono i prezzi

di Alessandro Amato

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Cgia: “In dieci anni aumenti da record” | Le liberalizzazioni non abbattono i prezzi

| sabato 05 Luglio 2014 - 13:06

Acqua + 85,2 per cento, rifiuti +81,1 per cento, pedaggi autostradali 50,1 per cento: questi i rincari denunciati dalla Cgia di Mestre negli ultimi dieci anni. Dal 2004 ad oggi, secondo l’Associazione artigiani e piccole imprese, le tariffe dei principali servizi pubblici in Italia hanno subito degli aumenti in grado di registrare veri e propri record.

Ad esclusione delle tariffe telefoniche, che diminuiscono del 15,9 per cento, tra le prime dieci voci prese in esame si registrano aumenti da capogiro. “Nonostante i forti aumenti registrati dalle bollette dell’acqua la nostra tariffa rimane comunque la più bassa d’Europa – sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – La stessa considerazione può essere fatta per i biglietti ferroviari: anch’essi sono tra i meno cari in Ue. Preoccupa, invece, il boom registrato dal servizio rifiuti. Nonostante in questi ultimi sei anni di crisi economica sia diminuita la produzione di rifiuti e sia aumentata la raccolta differenziata, le famiglie e le imprese hanno subito dei rincari ingiustificati”.

L’analisi della Cgia prende in considerazione voce per voce gli aumenti delle tariffe per le forniture e mette in evidenza come il discorso per le forniture di gas sia da prendere in considerazione come caso singolo. “Sul gas – dice Bortolussi –  hanno pesato il costo della materia prima e il tasso di cambio”. Il costo dell’energia elettrica ha risentito in modo particolare dell’andamento del mercato petrolifero e della crescita generale degli oneri di sistema, su cui grava in modo particolare il sistema di incentivazione per la produzione da fonti rinnovabili.

Ma non sembra che sia stato solo un risultato dell’andamento di mercato. Infatti secondo Bortolussi: “Non va dimenticato che molti rincari sono stati condizionati anche, e qualche volta soprattutto, dall’aggravio fiscale – sottolinea – nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti in questi ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima oggi siamo chiamati a pagare di più, mentre la qualità dei servizi non ha subito miglioramenti sensibili”.

L’Ufficio studi della Cgia fa inoltre notare, anche ammettendo i limiti di questo confronto, che tra i settori presi in esame quello dei taxi è l’unico ad avere delle tariffe totalmente amministrate attraverso una delibera comunale. In questo caso, sottolineano dalla Cgia, bisogna considerare che i taxi sono quelli che hanno subito un incremento percentuale ridotto nel confronto con le altre voci prese in considerazione.

Nelle valutazioni dell’Ufficio studi della Cgia sono state analizzate anche le tariffe di alcune voci dall’anno in cui queste sono state liberalizzate fino ad oggi. Le assicurazioni sono cresciute del 197,1 per cento, le autostrade del 62,7 per cento, i trasporti ferroviari del 57,4 per cento, il gas del 53,5 per cento, le poste e i servizi connessi 37,8 per cento. Ad esclusione dei servizi postali che registrano un aumento uguale a quello dell’inflazione, gli altri superano abbondantemente questo termine di confronto ,

“Noi non siamo a favore di un’economia controllata dal pubblico. Ci permettiamo di segnalare che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori italiani. Anche perché in molti settori si è passati da un monopolio pubblico a un regime oligarchico che ha tradito i principi legati ai processi di liberalizzazione. Pertanto, invitiamo il Governo Renzi a monitorare con molta attenzione quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe – conclude – , che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le famiglie e le imprese”.

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