L’indagine choc sulla morte di Pantani | “Marco non si suicidò, fu un omicidio”

di Redazione

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L’indagine choc sulla morte di Pantani | “Marco non si suicidò, fu un omicidio”

| sabato 02 Agosto 2014 - 07:43

Il mistero della morte di Marco Pantani torna ad agitare il mondo dello sport e non solo: il campione di Cesenatico sarebbe stato ucciso. L’idea che non fu un suicidio, da sempre urlata dalla famiglia, adesso prende corpo con la riapertura delle indagini da parte della Procura di Rimini: quel giorno di San Valentino di 10 anni fa, nella camera del residence “Le Rose” sarebbe andato in scena un omicidio. Nessuna “conseguenza accidentale di overdose”.

Il fascicolo è nelle mani del pm Elisa Milocco e al momento è segreto. La Gazzetta dello Sport ha svelato che il Pirata, campione del Giro d’Italia e del Tour de France nel ’98, sarebbe stato picchiato e costretto a bere la cocaina mentre era nella stanza d’albergo. Sembrerebbe infatti che le grandi quantità di droga trovare nel suo corpo possono essere assunte sono se diluite con acqua. L’ipotesi dunque è di “omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi”.

Non risultano indagati nella nuova inchiesta. A confermarlo è stato il procuratore di Rimini, Paolo Giovagnoli, spiegando che il fascicolo è stato iscritto a modello 44. Si tratta cioè di quello che viene utilizzato a carico di ignoti.

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A convincere il procuratore Giovagnoli a riaprire le indagini con una nuova inchiesta, è stata la perizia medico legale eseguita per conto della famiglia Pantani da parte del professore Francesco Maria Avato. Il medico alla fine del suo lavoro è stato sicuro: “Le ferite sul corpo di Marco Pantani non sono auto procurate ma opera di terzi”. Il presunto pusher del Pirata venne imputato per averne provocato la morte con la vendita di cocaina purissima, ma venne assolto dalla Cassazione.

La mamma di Marco Pantani non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio: “Me l’hanno ucciso”, è stato più volte il suo grido. In una recente intervista la donna aveva raccontato che “Marco non era solo nel residence; con lui potevano esserci più persone. Ha chiamato i carabinieri, parlando di persone che gli davano fastidio, e dopo un’ora è stato trovato morto. Nella sua stanza sono stati trovati alcuni giubbotti che aveva lasciato a Milano, dal momento che, quando era arrivato in quell’albergo, non aveva bagaglio”.

“Me l’hanno ucciso perché aveva scoperto qualcosa. Non vedo altre ragioni. Non mi sono mai sbagliata su Marco. Così come non credo che siano stati gli spacciatori”. Ne è convinta la mamma di Marco Pantani, che a Tgcom24 esprime la sua soddisfazione per la riapertura del caso. “È una vittoria – dice la signora Tonina -. Io ho sempre detto che Marco era una vittima, che non si era tolto la vita, e che non sono stati gli spacciatori a ucciderlo. Io l’ho detto agli avvocati e dopo la mossa della procura provo ancora più rabbia”.

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