“Refrontolo, un piccolo Vajont”: 4 morti /VD | Zaia: “Il Veneto ha bisogno di due miliardi”

di Alessia Bellomo

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“Refrontolo, un piccolo Vajont”: 4 morti /VD | Zaia: “Il Veneto ha bisogno di due miliardi”

| lunedì 04 Agosto 2014 - 07:55

Un piccolo Vajont. La tragedia che ha colpito Refrontolo, in provincia di Treviso, ha lasciato l’Italia a bocca aperta: un’esondazione in un sabato d’estate, quattro morti, 8 feriti di cui 2 gravi, un paese distrutto durante una delle feste più sentite della zona, la Festa degli Omeni. Adesso è il momento delle domande: come è potuto succedere? Le polemiche non mancano e intanto la Procura di Treviso apre un fascicolo di inchiesta sulla tragedia. Al momento però non è stata formulata una ipotesi di reato specifica.

Si era parlato di un effetto “tappo”  del fiume Lienza, causato da balle di fieno e materiali vari: l’ostruzione del corso del torrente avrebbe potuto causarne lo sversamento. Ma l’ipotesi non è confermata: l’eccezionale quantità di acqua caduta in pochissimo tempo ha preso alla sprovvista il Nord Italia, in particolare la zona di Treviso. Le vittime si chiamavano Luciano Stella (50, Pieve di Soligo), Fabrizio Bortolin (48, Santa Lucia di Piave), Giannino Breda (67, Falzè di Piave) e Maurizio Lot (52, Farra Soligo). Le salme sono state portate all’ospedale di Conegliano.

Secondo il comando provinciale della Forestale, l’esondazione è stata “provocata dallo scivolamento dell’alveo del torrente di materiali vari a causa delle ingenti precipitazioni.  La particolarità del territorio, caratterizzato da colline coltivate a vigneti – si tratta, infatti, della zona del Prosecco – è quella di non offrire grande resistenza in caso di piogge incessanti come quelle che hanno imperversato in questo periodo”.

Il presidente della Regione Veneto ha subito commentato il disastro, recandosi nella zona: “Una bomba d’acqua senza precedenti, è un disastro paragonabile a un piccolo Vajont”. Il governatore ha immediatamente “chiesto lo stato d’emergenza”.

Zaia non perde tempo e a meno di 48 ore dal disastro fa la sua proposta al governo: “Se le altre Regioni non sanno come spendere i 2 miliardi e 400 milioni pronti per le opere di sicurezza del territorio, il governo può dargli al Veneto, che ne ha bisogno per realizzare il piano delle opere idrauliche”. Anche il Veneto, regione notoriamente ricca, non ha i soldi per effettuare i lavori di mezza in sicurezza.

Quella di Refrontolo sembra l’ennesima tragedia italiana che si poteva evitare. Il Governo risponde immediatamente assicurando di avere “voltato pagina. Quanto accaduto nel trevigiano è solo l’ultimo dei numerosi campanelli d’allarme che in questo inizio estate ha visto vittime e danni causati da un clima sempre più caratterizzato da fenomeni meteorologici un tempo definiti estremi e purtroppo ormai ordinari”.

“Piangiamo altre vittime che allungano la lista dei lutti ma questo Governo, a differenza di quanto è sempre avvenuto in passato, ha scelto di chiudere la stagione che ha visto l’Italia inseguire le emergenze e iniziamo ad investire in difesa e mitigazione dei rischi, in prevenzione e sicurezza”, si legge nella nota pubblicata sul sito di Palazzo Chigi: “Per questo, già nello sblocca Italia, sblocchiamo cantieri anti-dissesto investendo i primi 650 milioni non spesi da anni. Per questo è al lavoro la Struttura di missione del Governo – è scritto ancora sul sito di Palazzo Chigi – che coordina questo settore ed abbiamo già effettuato incontri con tutte le Regioni, a partire dal Veneto, per individuare le opere più urgenti da realizzare, i troppi finanziamenti dello stato mai trasformati in cantieri, anche per il patto di stabilità, e il percorso più rapido per superare i paradossali vincoli burocratici che rallentano o bloccano opere anti emergenza”.

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