Fecondazione eterologa, stop del governo | Il ministro Lorenzin: “Decida il Parlamento”

di Redazione

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Fecondazione eterologa, stop del governo | Il ministro Lorenzin: “Decida il Parlamento”

| venerdì 08 Agosto 2014 - 20:14

Per l’introduzione della fecondazione eterologa in Italia, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ne ha cancellato il divieto previsto dalla legge 40, sarà necessario attendere una legge del Parlamento.

Il decreto legge annunciato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, non ha avuto infatti il ‘via libera’ da parte del Consiglio dei ministri di oggi che, all’unanimità, ha invece chiesto al Parlamento di varare una legge per regolamentare la materia. La palla passa, dunque, alle aule parlamentari, e nel frattempo la tecnica resta vietata. Immediate le reazioni che contestano tale scelta: secondo vari giuristi, infatti, l’eterologa è già ”immediatamente applicabile” nei Centri di procreazione.

A chiarire la ratio della decisione, la stessa Lorenzin in una lettera inviata ai gruppi parlamentari: ”Nella odierna riunione del Cdm – scrive – è stata esaminata la mia proposta di intervento legislativo urgente per dare attuazione alla sentenza della Corte. Dopo un’approfondita discussione, il CDM ha condiviso, all’unanimità, la necessità di intervenire in via legislativa, nonchè, tenuto conto degli evidenti profili etici che attingono la materia, di rimettere ad un’iniziativa legislativa parlamentare la disciplina dell’eterologa nel nostro ordinamento”. A pesare, insomma, è stata la considerazione che i temi etici non possano essere normati per decreto, ma necessitano di un intervento da parte del Parlamento.

Il ministro ha però anche sottolineato la necessità che i tempi siano brevi: ”Si è deciso di richiedere a tutti i gruppi parlamentari – afferma nella lettera – di assumere iniziative dirette ad una tempestiva attuazione della sentenza della Consulta”. Come materiale in allegato quale ”contributo al tema”, Lorenzin ha anche inviato ai gruppi la bozza di decreto legge messa a punto dagli uffici del ministero per ”disciplinare in sicurezza l’eterologa”, ribadendo i ”principali cardini”: istituzione di un Registro nazionale per la tracciabilità donatore-nato; gratuità e volontarietà della donazione; principio di anonimato del donatore; introduzione di un limite massimo alle nascite di un medesimo donatore; limite minimo e massimo di età per i donatori; introduzione immediata dell’eterologa nei Livelli essenziali di assistenza.

Il rinvio al Parlamento è stato però subito contestato dall’avvocato e segretario dell’Associazione Coscioni, Filomena Gallo: ”L’eterologa in Italia è una tecnica che è già legale e si può dunque applicare subito – afferma – lo dicono i giudici della Corte Costituzionale. Nessun Parlamento o ministro può affermare che l’eterologa è vietata fino a quando non ci sarà una legge. I giudici hanno chiarito che non c’è vuoto normativo ed i Centri potranno iniziare ad applicare dunque l’eterologa”.

”Prendiamo atto della lettera del ministro Lorenzin, ma anche del fatto che si persiste nel vizio di origine, ossia quello di non ascoltare quanto ha stabilito la Corte: sull’eterologa non serve alcun intervento legislativo”, rileva Gianni Baldini, docente di Biodiritto a Firenze, secondo firmatario dopo Stefano Rodotà del Manifesto dei giuristi sull’eterologa promosso nei giorni scorsi e cha ha raccolto oltre 600 adesioni.

Plaude invece alla decisione del Cdm Maurizio Sacconi (Ncd). Netta la posizione espressa dal governatore della Toscana Enrico Rossi, dopo il via nei giorni scorsi alla delibera regionale per l’eterologa: ”La nostra delibera c’è per garantire sicurezza. Quella che abbiamo approvato non è una legge, ma una delibera che delinea delle metodiche tecniche. Se lo Stato è pronto a legiferare – ha concluso – la nostra è una delibera ‘cedevole’, e siamo pronti a recepire i contenuti”.

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