Siria, paura dopo la decapitazione di Sotloff | Almeno venti stranieri nelle mani dell’Isis

di Alessia Bellomo

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Siria, paura dopo la decapitazione di Sotloff | Almeno venti stranieri nelle mani dell’Isis

| mercoledì 03 Settembre 2014 - 19:38

Le due brutali decapitazioni dei reporter statunitensi James Foley e Steven Sotfloff lasciano senza parole e gettano l’Occidente nel terrore. Secondo il quotidiano britannico Guardian sarebbero almeno venti gli stranieri nelle mani dello Stato Islamico tra Siria e Iraq. Tra loro giornalisti, fotografi e operatore umanitari.

Il Guardian continua a sostenere che le due ragazze italiane sparita ad Aleppo siano nelle mani dell’Isis. Ma insieme a Vanessa Marzullo e Greta Ramelli potrebbe anche esserci padre Paolo Dall’Oglio, catturato in Siria un anno fa. La Farnesina si allinea con la politica degli altri governi e mantiene la riservatezza.

>COSA È L’ISIS?

Il rischio è che chi è nelle mani dei non estremisti finisca alla fine nella rede dei jihadisti, con uno scambio di ostaggi per denaro. L’altra possibilità è che i riscatti diventino altissimi: secondo i media statunitensi, l’Is ha catturato una ventiseienne americana e ha chiesto un riscatto di 6,6 milioni di dollari e il rilascio di un detenuto pachistano per liberarla.

Dopo la morte di  Steven Sotloff, la cui esecuzione venne crudelmente annunciata nel video dell’uccisione di James Foley, si teme sempre di più per la vita dell’ex soldato britannico David Cawthorne Haines, rapito mentre lavorava per alcune organizzazioni umanitarie. A riferirlo è la Nbc News che ha sentito il segretario del Foreign office britannico, Philip Hammond: “Esamineremo qualsiasi opzione per proteggere l’ostaggio, anche “i raid aerei” se “utili”.

Quel che è certo è che l’Is ha annunciato di avere nel proprio mirino tutti “governi che entrano nella malvagia alleanza con l’America contro lo Stato islamico”. I servizi segreti inglesi sono certi che a decapitare i due giornalisti americani sia stata la stessa persona. E Obama invia nuove truppe in Iraq, ricordando che “non ci faremo intimidire e faremo giustizia”.

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