Inchiesta spese pazze in Emilia | Renzi in allarme, caos nel Pd

di Redazione

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Inchiesta spese pazze in Emilia | Renzi in allarme, caos nel Pd

| mercoledì 10 Settembre 2014 - 14:42

L’iniziativa della magistratura sull’Emilia Romagna ha stravolto le primarie, con due candidati, Stefano Bonaccini e Matteo Richetti, finiti indagati per le spese del Consiglio regionale. Una vicenda che apre una ulteriore ferita nel Pd e preoccupa non poco il premier Matteo Renzi.

L’indagine riguarda tutti i gruppi dell’assemblea legislativa, l’accusa è peculato sulle spese dei consiglieri dell’Emilia-Romagna. Da ottobre 2013 risultano indagati tutti i capigruppo (Pd, Pdl, Udc, M5S, Ln, Sel-Verdi), Idv, Misto e Fds). Oltre a loro e agli 8 Pd di cui si è saputo ieri, nuove iscrizioni riguardano anche altre persone.

Ieri doveva essere il giorno del via alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna. È stato invece il momento in cui tutta la vicenda è esplosa e rischia ora di dover ripartire da zero: sia Matteo Richetti sia Stefano Bonaccini, i due candidati renziani di punta del Partito Democratico, sono indagati dalla procura di Bologna nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari. Il primo si è ritirato dalle primarie, il secondo è ancora in corsa.

La situazione è diventata, a questo punto, talmente ingarbugliata che è difficile fare previsioni, soprattutto nell’attesa di capire quale sarà la decisione di Stefano Bonaccini, che al momento si è limitato a comunicare di “essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito” e di confidare di “poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento”. A questo punto, al di là dell’aspetto giudiziario, Bonaccini ha due strade davanti a sé: potrebbe cambiare idea e ritirarsi dalla competizione come ha fatto quello che fino a ieri era il suo avversario, oppure rimanere in campo confidando di poter dimostrare la sua estraneità, consapevole, tuttavia, di essere destinato a condurre una campagna elettorale sotto il fuoco incrociato, che arriverà sia da dentro sia da fuori il suo partito.

In ogni caso, inevitabilmente, dentro il Partito Democratico si è già cominciato a lavorare ad un piano B. I nomi che tornano in ballo sono gli stessi che inizialmente erano usciti all’inizio del dibattito sulle primarie: il sindaco di Imola Daniele Manca, oppure il ritorno in terra emiliano-romagnola di un ministro del governo Renzi, Graziano Delrio o Giuliano Poletti. Difficile, in ogni caso, escludere altre soluzioni. Certo è che stavolta dovrà essere Matteo Renzi ad assumersi in prima persona l’onere di sbrogliare la matassa: quello di perdere l’Emilia-Romagna è un rischio che il Pd non può nemmeno lontanamente permettersi di correre.

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