Sanità, la corruzione in Italia costa sei miliardi | Un fenomeno criminale ma soprattutto culturale

di Redazione

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Sanità, la corruzione in Italia costa sei miliardi | Un fenomeno criminale ma soprattutto culturale

| venerdì 19 Settembre 2014 - 15:19

Sei miliardi di euro, sottratti alle cure dei malati, che aggiunti a sprechi e inefficienze farebbero raggiungere facilmente la cifra di oltre 23 miliardi di euro. Questo, secondo il Libro bianco 2014 di Ispe-Sanità (l’Istituto per la promozione dell’etica in sanità) il costo stimato della corruzione nella sanità italiana. Se n’è parlato a un summit organizzato a Roma da Tranparency International Italia, Ispe Sanità e Riscc (Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità).

“In Italia la corruzione, prima ancora di essere un fenomeno criminale, è un fenomeno culturale ed è legato ad una ripetizione generale, costante ed uniforme di determinati comportamenti in determinate circostanze. Ed in sanità la corruzione si è eretta spesso a regola non scritta, a consuetudine, entrando a pieno titolo, in alcune realtà sanitarie, tra le pratiche normali di vita quotidiana ed è stata interpretata come strumento per il superamento di ostacoli burocratici e temporali”, ha spiegato Francesco Bevere, direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

“Se è vero che la politica di contrasto alla corruzione e all’illegalità non può fare a meno di un adeguato e comunque dissuasivo sistema di repressione dei singoli episodi di malaffare, è altrettanto vero che devono essere realizzati percorsi mirati alla prevenzione del fenomeno – ha aggiunto Bevere – e questo sarà possibile grazie all’attivazione di specifici sistemi di allerta idonei a monitorare l’efficienza gestionale delle aziende sanitarie e dei singoli sistemi sanitari regionali, ma anche a scongiurare la realizzazione di comportamenti illeciti”.

Insomma, ”come ha sottolineato anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – ha concluso – questo sistema non ha una finalità ispettiva né repressiva; vogliamo ‘giocare d’anticipo’ e porre in essere tutti quegli accorgimenti che ci permettono di mettere a fuoco le aree a rischio e prevenire comportamenti illeciti”.

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