E’ un messaggio di fiducia, quello lanciato dal capo dello Stato nell’ultimo giorno del 2014, ma anche un discorso “affaticato”, intriso di quella stanchezza dovuta al peso degli anni che lo spingerà a rassegnare le dimissioni a gennaio. “Ho toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sè crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali”, ha detto il Presidente all’inizio del suo discorso.

Giorgio Napolitano, nove anni di presidenza al Colle, non ha annunciato la data ma ha confermato l’imminente addio, previsto a metà gennaio.

I temi toccati sono più o meno quelli attesi, dalle riforme alla ripresa del Paese: è semmai il tono quello che ha un po’ sorpreso, più un esortazione agli italiani (“Ciascuno deve fare la sua parte”) che alla classe politica che li rappresenta a cui ha ricordato che “bisogna concludere le riforme senza battute d’arresto”.

“Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi, e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Più si diffonderanno senso di responsabilità e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, più si potrà creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuità, la grande trasformazione del paese per più di un decennio».

C’è anche, inevitabilmente, un accenno ai fatti di cronaca che hanno fatto emergere, come nel caso di Mafia Capitale, un sottobosco inquinato dalla corruzione “capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto” e invitando tutti alla necessità di “bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società”.

“Solo riacquisendo intangibili valori morali – ha aggiunto Napolitano – la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva”.