Santacroce, processi troppo lunghi | Avviare riforme serie per combattere gli sprechi

di Redazione

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Santacroce, processi troppo lunghi | Avviare riforme serie per combattere gli sprechi

| venerdì 23 Gennaio 2015 - 13:14

“Il nostro Paese sembra attardarsi lungo una china irta di pericoli, destinata a generare un sentimento di frustrazione e disillusione vasto e profondo” così Giorgio Santacroce, primo presidente della Cassazione, ha aperto venerdì mattina l’Anno giudiziario in piazza Cavour.

“La giustizia – dice Santacroce – non è stata immune da queste contrapposizioni. Queste contrapposizioni hanno riguardato anche la giustizia, impedendo la realizzazione di riforme sostanziali e condivise. Su questo versante si va diffondendo una crisi di fiducia, che dalla constatazione di inefficienza e di scarsa funzionalità delle strutture giudiziarie, investe anche l’autorevolezza dell’ordine giudiziario, appannando l’immagine di indipendenza e imparzialità che ogni magistrato è tenuto a garantire. E ciò crea disagio e scetticismo, perchè il benessere dei cittadini e dell’intera collettività sono legati, oggi più che nel passato, al contenuto delle decisioni giudiziarie e alla rapidità con cui le stesse vengono prese. Ma la magistratura si è rivelata purtroppo il solo argine alla corruzione e al veleno del malaffare”.

L’eccessiva durata dei processi è ingiustificabile e non più tollerabile“. Lo denuncia ancora una volta il primo presidente della Cassazione. Santacroce fotografa un pianeta giustizia “fatto di luci e ombre” e ricorda che “per migliorare le cose non sono sufficienti riforme a costo zero, essendo invece necessari investimenti in risorse umane e strumentali. Non si possono ottenere risultati migliori senza investimenti”.

Il primo presidente di piazza Cavour ricorda che “la scopertura dei magistrati di Cassazione è di quasi il 22 per cento ed è del 25 per cento quella del personale amministrativo. Sono quattro milioni i processi definiti in un anno e il numero è tendenzialmente superiore alle sopravvenienze: cioè, ipotizzando l’impossibile sopravvenienza zero, occorrerebbero pur sempre tre anni e 4 mesi per azzerare le cause arretrate della Corte di Cassazione”. E aggiunge: “Diciamo queste cose da anni, ma se il legislatore non interverrà celermente per risolvere questa ingiustificabile e non più tollerabile situazione, dovranno essere necessariamente studiati nuovi criteri e modalità di proposizione e decisione dei ricorsi”.

“Sul piano nazionale si è avviato un consistente processo di riduzione del contenzioso pendente, che riguarda gli uffici giudiziari di ogni grado, rispetto al 2012 i processi civili pendenti si sono ridotti del 4,2 per cento e del 6,8 per cento nel 2014, attestandosi in questo ultimo anno al numero complessivo di 4.898.745”. E continua: “Sono troppi gli avvocati italiani. Il numero impressionante di quelli distribuiti sul territorio nazionale e di quelli iscritti nell’Albo speciale dei patrocinanti in Cassazione (saliti alla fine del 2014 all’incredibile numero di 58.542) è una anomalia del nostro sistema perché non si giustifica con una esigenza di mercato”.

“Il problema dell’eccesso di carcerazione chiama in causa anche i giudici che non possono limitarsi a sollecitare sempre e comunque l’intervento della politica e del legislatore. È necessario che si assumano anche essi la responsabilità di rendere effettivo il principio del minimo sacrificio possibile che deve governare ogni intervento, specie giurisdizionale, in tema di libertà personale. Anche per quanto riguarda il problema della droga – continua Santacroce – la gravità della sanzione non assicura un effetto di deterrenza, sicché appare criticabile la tendenza del legislatore a inasprire continuamente le pene detentive in materia di stupefacenti. La Fini-Giovanardi non ha prodotto alcuna contrazione dei reati in materia di droghe”.

Si avviino riforme serie per combattere tutti gli sprechi e le disfunzioni delle amministrazioni pubbliche. Si mettano definitivamente da parte risentimenti e recriminazioni fini a se stessi e si ponga mano finalmente a un rinnovamento delle istituzioni, indicando soluzioni concrete, infondendo speranza e coraggio e alimentando una tensione morale più alta e convincente, capace di mobilitare le menti e i cuori per restituire l’immagine positiva delle istituzioni e della giustizia.

“È questo il modo migliore – dice Santacroce – per essere davvero cittadini europei e per raccogliere la sollecitazione forte e coraggiosa che ci viene dalla straordinaria manifestazione di popolo che, nei giorni scorsi, a Parigi ha voluto stringersi attorno alle vittime della barbarie terroristica per difendere ed esaltare il patrimonio di libertà e di diritti fondamentali che connota l’identità e la cultura dell’Europa”.

Riforma dello Stato e riforma della giustizia risultano profondamente intrecciate. Il rinnovamento della Repubblica si fonda anche su una rinnovata giurisdizione”. Ad affermarlo è il guardasigilli, Andrea Orlando, nel suo intervento per l’anno giudiziario in Cassazione. “Un dubbio protagonismo nel cambiamento compete alla magistratura. È alle spalle la stagione nella quale erano posti in questione il ruolo e la funzione della magistratura: oggi il confronto, anche nella sua asprezza, si svolge in una visione di riferimento condivisa della giurisdizione nella quale la magistratura assolve una funzione essenziale per le garanzie della persona e per la tutela di beni giuridicamente rilevanti”.

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