Sabelli: “In Italia, lo Stato accarezza i corrotti” | Renzi al presidente dell’Anm: “È falso”/VD

di Redazione

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Sabelli: “In Italia, lo Stato accarezza i corrotti” | Renzi al presidente dell’Anm: “È falso”/VD

| martedì 17 Marzo 2015 - 09:50

In Italia, lo Stato premia i corrotti e penalizza chi li contrasta, in primo luogo i magistrati. Non usa mezzi termini il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, ospite della trasmissione Rai UnoMattina, per commentare gli ultimi arresti nell’ambito delle inchieste per gli appalti delle grandi opere. “Dove ci sono molti soldi è chiaro che ci sia il rischio che qualcuno voglia approfittarne. Vale in Italia come in qualsiasi altra parte del mondo. È lo Stato che deve darsi da fare per evitare il rischio di corruzione. Uno Stato che si rispetti dovrebbe prendere a schiaffi, diciamo virtualmente, i corrotti e accarezzare coloro che svolgono il controllo della legalità, cioè i magistrati. Invece purtroppo in Italia è accaduto l’esatto contrario“.

“Ricordo quando nel 1994, in piena Tangentopoli, ci si attendeva dal governo un intervento forte di contrasto alla corruzione invece fu approvato un decreto legge che vietava la custodia cautelare in carcere per coloro che erano imputati di corruzione. Così svariati indagati e imputati per corruzione furono scarcerati e andarono agli arresti domiciliari”, ha aggiunto Sabelli. “Sono seguite altre carezze di questo tipo… Nel 2002 ad esempio ci fu la depenalizzazione di fatto del falso in bilancio e nel 2005 furono ridotti i termini di prescrizione. Chi semina vento, raccoglie tempesta...”.

Secca e immediata la replica del presidente del consiglio Matteo Renzi, intervenuto all’inaugurazione della Scuola superiore di polizia. “Sentir dire da autorevoli servitori dello Stato che lo Stato dà gli schiaffi ai pm e le carezze ai corrotti è una frase falsa, ingiusta, che fa male non per il governo di turno ma riguarda l’idea stessa delle istituzioni. Si può contestare il singolo fatto, è legittimo. Ma sostenere questo avendo responsabilità istituzionali o responsabilità a nome di categorie è triste. Con le istituzioni non si scherza, c’è un senso di appartenenza che va oltre la polemica quotidiana”.

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