Palermo, smantellata rete di trafficanti di migranti | Tra loro i responsabili dei 366 morti di Lampedusa

di Redazione

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Palermo, smantellata rete di trafficanti di migranti | Tra loro i responsabili dei 366 morti di Lampedusa

| lunedì 20 Aprile 2015 - 07:46

La Polizia ha fermato su ordine della Dda di Palermo, i componenti di un’organizzazione criminale transnazionale accusati d’associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina: eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi avrebbero favorito con enormi guadagni l’immigrazione illegale di migliaia di connazionali. I decreti sono stati eseguiti nelle province di Palermo, Agrigento, Catania, Milano e Roma.

Tra le persone coinvolte nell’indagine anche due personaggi noti agli inquirenti: Ermias Ghermay, etiope, e Medhane Yehdego Redae, eritreo, ritenuti tra i più  importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta “rotta libica”.

> UN MILIONE DI MIGRANTI PRONTI A PARTIRE DALLA LIBIA

Ghermay, che vive e opera a Tripoli e Zuwarah, è latitante dal luglio del 2014, quando nei suoi confronti su emesso un provvedimento cautelare, esteso anche in campo internazionale, dopo il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui persero la vita almeno 366 migranti. Del tragico viaggio l’etiope è ritenuto organizzatore e responsabile.

A ciascun migrante pronto a partire per le coste italiane assegnava un numero che consentiva ai “cassieri” della banda di sapere con assoluta precisione chi avesse pagato per i “servizi” resi dall’organizzazione criminale. Non lasciava nulla al caso l’etiope Ermias Ghermay. I pagamenti delle prestazioni assicurate dai trafficanti – l’esborso per il viaggio verso l’Italia e la gestione clandestina della permanenza nel nostro Paese fino al trasferimento nel nord Europa, meta finale dei migranti – avvenivano in contanti, tramite postepay o servizi di trasferimento monetario come Western Union, ma anche per mezzo della cosiddetta Hawala, un metodo i pagamento a distanza antico, tipico del mondo arabo, che ora si avvale di moderne tecnologie. La trasmissione dell’ordine di pagamento avviene via telex o internet, è quasi impossibile da intercettare, può essere confermata per telefono, aggira i canali ufficiali, non lascia tracce ed è quindi un mezzo spesso usato per il riciclaggio di danaro sporco e di finanziamento di operazioni terroriste.

Considerevole il volume di affari della banda scoperta che avrebbe gestito centinaia di migliaia di dollari. Dall’inchiesta è emerso che solo in alcuni mesi del 2014 sono stati una quindicina i viaggi organizzati. In tutto i trafficanti di uomini avrebbero gestito la traversata verso l’Italia di più di 5400 persone. Dalle indagini è emerso che per ciascun migrante l’organizzazione intascava tra i 1500 e i 2000 dollari.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Maurizio Scalia, ha portato a scoprire anche una cellula della stessa organizzazione criminale, complementare a quella che agisce in Africa, composta da eritrei che vivono in Italia, in particolare nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano.

Questa parte dell’organizzazione, in cambio di altro denaro, gestisce le fughe dei migranti dai centri di accoglienza, dà loro il supporto logistico per restare clandestinamente in Italia e ne agevola il successivo espatrio, sempre illegalmente, verso altri Paesi dell’Ue come Norvegia, Germania e Svezia. L’indagine ha svelato, inoltre, transazione di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro.

L’inchiesta, condotta dallo Sco e dalle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, è la prosecuzione dell’operazione Glauco, una precedente attività investigativa avviata dopo il tragico naufragio del 2013. Gli investigatori individuarono allora uno degli scafisti, poi condannato a vent’anni di carcere, e scoprirono il suo ruolo nella rete di trafficanti che intercettava migranti durante il viaggio nel deserto, li rapinava, li torturava e pretendeva da loro denaro per la liberazione, prima di consegnarli ad un altra banda che gestiva la traversata. Gli indizi che hanno poi portato gli inquirenti ad individuare il network criminale azzerato oggi e i capi dell’organizzazione come Ghermay e Redae. Attraverso le intercettazioni telefoniche delle utenze di Ghermay è stato possibile risalire all’identità degli altri componenti dell’ organizzazione criminale, fermati oggi, e i loro ruoli.

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