Naufragio, Astalli: “Un dovere recuperare i corpi” | La Procura: “Nessun dubbio sul nostro impegno”

di Redazione

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Naufragio, Astalli: “Un dovere recuperare i corpi” | La Procura: “Nessun dubbio sul nostro impegno”

| lunedì 18 Maggio 2015 - 14:39

I corpi degli 800 migranti morti nel naufragio dello scorso 19 aprile resteranno in mare. “Negare una degna sepoltura è contro ogni principio di umanità. Passeremo alla storia come una civiltà barbara che per motivi economici non seppellisce i morti”: lo sottolinea padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli che riferisce le parole della procura di Catania secondo la quale quei corpi “resteranno in fondo al Mediterraneo”.

“Per l’ennesima volta principi basilari di civiltà e umanità sembrano passare in secondo piano davanti a presunte motivazioni economiche. Non c’è fine all’orrore. Quei corpi in fondo al mare hanno diritto a una degna sepoltura – commenta Ripamonti. – Ci sono più di 800 famiglie che non sanno se i loro cari sono vivi o morti, è un dovere recuperare quei corpi e per quanto possibile dare loro un nome. Lo dobbiamo fare, è una questione di civiltà. Chiediamo a coloro che in questo momento devono decidere della sorte di quei morti di provare a mettersi nei panni dei congiunti che aspettano di sapere. Proviamo a pensare se in fondo al mare ci fossero i nostri figli o i nostro fratelli”.

“Il recupero è difficile, essendo il relitto a 370 metri di profondità, e richiede quindi mezzi specializzati” e, “vista la complessità dell’operazione, la procura ha offerto la più totale disponibilità a collaborare con le autorità competenti”. Ha risposto così il procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi in una nota. “Sin dalle prime comunicazioni – dice Salvi – si è messo in rilievo che il recupero delle vittime per finalità umanitarie non compete all’autorità giudiziaria, mentre alte Autorità del Governo hanno già manifestato disponibilità in tal senso, che questo ufficio non potrebbe che favorire visto l’impegno profuso a tutela dei migranti e per la punizione di coloro che ne mettono in pericolo le vite”.

“Se sarà necessario – conclude Salvi – valuteremo ogni opzione. Si può dissentire dalle scelte processuali del mio ufficio ma non si può mettere in dubbio la dedizione con la quale ormai da anni lavoriamo senza sosta per la protezione dei migranti, con passione, determinazione e sensibilità per le vittime e i loro familiari”.

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