Il Papa dedica la seconda enciclica all’ambiente | In fermento le lobby industriali e dell’energia

di Redazione

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Il Papa dedica la seconda enciclica all’ambiente | In fermento le lobby industriali e dell’energia

| giovedì 04 Giugno 2015 - 15:15

È dedicata all’ambiente la seconda enciclica di Papa Francesco, la prima scritta interamente di suo pugno – dopo la Lumen fidei che ha scritto rielaborando una traccia di Benedetto XVI – verrà pubblicata giovedì 18 giugno. La data è stata annunciata dalla sala stampa vaticana e il titolo, secondo indiscrezioni editoriali, dovrebbe essere “Laudato sii”, ripreso dal Cantico di san Francesco.

Se così fosse, il titolo non sarebbe in latino – cosa già accaduta anche in epoca moderna, fino a Pio XII – e il tema ambientale si dovrebbe estendere al creato e alla sua custodia, due concetti che per la Chiesa e per questo Papa sono molto ampi. Come ha raccontato ai giornalisti pochi giorni dopo essere stato eletto, Bergoglio ha scelto di chiamarsi Francesco per la pace e per la custodia del creato.

Oltre al titolo, – annunciato dal direttore della Lev don Giuseppe Costa alla cui segreteria sono arrivate richieste di acquisto dei diritti da case editrici di tutto il mondo, che chiamavano l’enciclica con questo nome – c’è una certa fibrillazione, non solo editoriale o dei media, per i contenuti. In particolare sono in fermento le grandi lobby industriali e energetiche, che dovranno fare i conti con le prese di posizione che questi deciderà di prendere nella enciclica. Si presume che il creato sia il tema cornice all’interno del quale il Pontefice potrebbe inserire indicazioni contro la globalizzazione dello scarto, la fame nel mondo e la povertà.

Il Papa di suo ha anticipato qualcosa sulla enciclica lo scorso gennaio, sull’aereo durante il viaggio in Sri Lanka e Filippine, usando parole forti, come il ricordo di Hiroshima, e dicendo di essere rimasto deluso dalla conferenza sul clima svoltasi a Lima e di sperare che quella a Parigi, in agenda il prossimo autunno, mostrasse maggiore “coraggio”.

Il Papa ha anche detto di aver consultato dei tecnici ed esperti, vista la delicatezza delle questioni, e di aver parlato anche con il patriarca ortodosso Bartolomeo I e da sempre sensibile ai temi ambientali. Da allora non si è saputo molto altro, ma tanto è bastato: il 2 giugno il colosso petrolifero Exxon ha addirittura inviato una propria delegazione a Roma per spiegare al Vaticano le proprie posizioni – distanti da quelle delle compagnie europee – sul riscaldamento climatico e l’estrazione del carbone, in vista del vertice di Parigi. Papa Francesco, che si è già attirato le critiche delle lobby capitalistiche statunitensi quando nella Evangelii gaudium ha critica la teoria delle ricadute favorevoli in economia, sarà letto con attenzione da lobby e multinazionali a maggior ragione sui temi ecologici.

Quando Benedetto XVI ha pubblicato la Caritas in veritate, che conteneva una denuncia dei guasti della finanza e la previsione – profetica in quel momento – delle dimensioni mondiali della crisi finanziaria – i signori della finanza compresero molto bene la denuncia, ma non risposero più di tanto alle critiche. Con i tassi di popolarità del papa latinoamericano, la risposta dei giganti dell’energia e del denaro, si misura già sulla fibrillazione precedente la pubblicazione. Il tema ambiente è centrale nel magistero di Beroglio, che ne ha parlato dalla prima messa del pontificato fino alla attualità. La custodia del creato è per lui vocazione e responsabilità, forza contraria alla disgregazione, allo scarto e alla disumanizzazione.

La teologia sarà quella francescana, dell’ambiente considerato non come cosa, ma come forma di vita e insieme di creature. L’approccio non potrà che invitare alla concretezza, come è tipico di questo Papa che ama prendere il toro per le corna: cinque anni fa, come arcivescovo di Buenos Aires, con una commissione per i diritti umani ho fatto ricorso alla Corte suprema Argentina, contro la terribile deforestazione.

Lo scorso 2 marzo, ha voluto la presentazione in Vaticano della Repam, la rete ecclesiale panamazzonica, nata dopo le sue parole in difesa dell’ambiente parole di papa Francesco a Rio, durante la Gmg del 2013, per unire le forze in difesa dell’Amazzonia, e per aiutare altre analoghe iniziative, nel mondo, a difesa di situazioni analoghe.

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