Referendum Grecia, sondaggi incerti | Varoufakis: “Se vince il sì, mi dimetto”

di Redazione

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Referendum Grecia, sondaggi incerti | Varoufakis: “Se vince il sì, mi dimetto”

| giovedì 02 Luglio 2015 - 11:35

“Rassegnerò le dimissioni se vince il si” al referendum. Lo ha detto il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis in una intervista a Bloomberg TV. Secondo i primi sondaggi sarebbe in vantaggio il si con il 47% ma in considerazione che il margine di errore può essere di 3 punti percentuali, l’incertezza è davvero tanta.

“Non firmeremo nessun accordo senza la ristrutturazione del debito” greco, ha aggiunto Varoufakis  perchè la crisi attuale non è bancaria ma politica. Se vincera’ il “si” al referendum la Grecia firmerà il piano proposto dai creditori ma se a prevalere sarà il “no”, “riprenderemo immediatamente le trattative”.

Ed è pronta la replica dell’UE. Se i greci voteranno no al referendum di domenica, diventerà “incredibilmente difficile” organizzare un nuovo piano di salvataggio. A sostenerlo è il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, parlando al Parlamento olandese. “Se il risultato è ‘no’, come puoi accettare un programma?” ha dichiarato.

Sono ore febbrili dunque per la Grecia che si prepara al referendum di domenica prossima. Tsipras va avanti con il suo referendum invitando i greci a votare ‘no’ e l’Europa congela ogni trattativa. Fino a domenica cala il silenzio dei creditori, perché ogni tentativo di raggiungere un’intesa, anche oltre l’ultimo minuto, è fallito, e ora vogliono vedere che cosa ne pensano davvero i greci.

Anche la Bce attende, rinnovando la liquidità d’emergenza (Ela) alle banche. E intanto Moody’s taglia il rating della Grecia a ‘Caa3’ da ‘Caa2’, peggiorando il livello fissato solo nello scorso aprile. Una mossa che gli analisti fanno “indipendentemente” dall’indizione del referendum di domenica, che rappresenta comunque un “rischio aggiuntivo” per i creditori privati. A pesare, comunque, è la distanza tra le richieste di Atene e la disponibilità delle istituzioni internazionali ad accogliere, per come si è mostrata chiaramente nell’ambito dei sette Eurogruppi convocati nelle ultime due settimane.

Dopo il discorso del premier, le porte del dialogo si sono chiuse: “Gli aiuti alla Grecia sono sospesi dopo che Atene ha unilateralmente abbandonato il negoziato, e ora bisogna aspettare l’esito del referendum”, ha detto la Merkel.

Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ci ha creduto fino all’ultimo, cercando di mediare tra il Governo greco e un Eurogruppo ormai a corto di pazienza verso chi “non ha ancora un piano realistico per l’economia”, come ha detto il ministro finlandese delle Finanze Alexander Stubb. Juncker ha anche provato a raccogliere l’ultima proposta di Tsipras contenuta in una lettera arrivata a ridosso della scadenza del programma nella quale ribadiva i paletti su iva e pensioni.

“La Commissione non avrà alcun contatto con il governo di Atene prima del referendum”, ha avvertito Juncker.

Anche l’Eurogruppo, impegnato su base quasi quotidiana nelle ricerca di una soluzione, congela i negoziati: “Abbiamo preso nota delle ultime proposte greche ma data la situazione politica e dato l’invito a votare ‘no’ del governo greco al referendum, non vediamo terreno per altre discussioni”, ha quindi chiuso il presidente Jeroen Dijsselbloem, annunciando la sospensione di tutte le consultazioni tra le istituzioni.

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