Non è stato mio figlio, terza puntata: Rebecca mente e Andrea finisce in carcere; Alina tenta il suicidio

di Azzurra Sichera

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Non è stato mio figlio, terza puntata: Rebecca mente e Andrea finisce in carcere; Alina tenta il suicidio

| martedì 22 Marzo 2016 - 20:30

La terza puntata di “Non è stato mio figlio” inizia con Roberto che ripensa a quello che ha letto nel diario della figlia di Alina e del bacio di quest’ultima con Giovanni. Intanto Andrea Geraldi viene portato in questura, accusato dell’omicidio di Ornella; dietro di lui arriva Nunzia che dice al commissario che erano insieme la notte scorsa e che lo stanno incastrando. Solo che Andrea si è visto con Nunzia all’una di notte e Ornella è stata ammazzata verso le 23: “A quell’ora ero a casa della mia ex fidanzata Rebecca, e lei può testimoniare”, dice Geraldi.

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Solo che la madre di Rebecca, dopo che lei gli racconta che l’ha lasciata, la convince a incastrarlo per fargliela pagare. Quando Rebecca arriva in commissariato incrocia lo sguardo di Nunzia; alle domande del commissariato quindi decide di mentire: “Io ieri sera ero al cinema con mia madre”. “Rebecca perché stai dicendo questa bugia? Perché mi stai facendo questo?”, le chiede Andrea. (I biglietti del cinema li aveva dati Carlos alla madre di Rebecca nella scorsa puntata).

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Intanto torna Pietro il padre di Barbara che dice ad Anna di essere scomparso 15 anni fa perché invischiato in una situazione pericolosa che avrebbe potuto ritorcersi contro la sua famiglia. Quando Anna raggiunge il figlio in commissariato, per parlargli prima che lo portino in carcere, lui le dice pure delle fatture false e che la responsabile è Alina. “Ma che ci sta succedendo? Si sta rivoltando tutto!”, dice la donna esasperata.

Non è stato mio figlio, terza puntata

Federico consegna alcuni documenti a Roberto e lui capisce in cosa è coinvolta Alina tanto che decide di seguirla fino alla banca. Alina però prima viene raggiunta da Giovanni che la minaccia: “Voglio i miei soldi oppure ti faccio fare la fine di Barbara”. Subito dopo in banca arriva anche Roberto che le dice di aver scoperto tutto e le dà 24 ore di tempo per andarsene da casa: “Io e allo zio Giovanni vi mando in galera”. Nel frattempo, Carlotta capisce che Roberto ha letto il suo diario e Andrea viene schedato.

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Roberto racconta alla madre cosa ha scoperto su Alina ma Anna lo invita a darle un’altra possibilità: “Lei ti ama, promettimi che ci penserai prima di distruggere tutto”. Dopo che Anna se ne è andata, in ufficio da Roberto si presenta anche la piccola Carlotta e anche lei in lacrime lo supplica di non lasciare Alina.

Quando Carlotta torna a casa trova sua madre dentro la doccia con i polsi tagliati: ha tentato di togliersi la vita ma non è morta. La bambina chiama Roberto e quindi i soccorsi; in ospedale quando Anna e Roberto si chiedono cosa stia succedendo alla loro famiglia, Carlotta ripete: “Carlos, Carlos ci odia”.

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Si scopre in cosa è coinvolto Pietro: 15 anni fa aveva rubato una cifra enorme di denaro a un criminale, Amedeo Strada. Pietro raggiunge la moglie dell’uomo e le propone un accordo. “Devi aiutarmi a capire se c’è Strada dietro il suicidio di mia figlia. Temo che questo Carlos sia solo una pedina”, dice Pietro. E la moglie del criminale gli risponde: “Può essere, mio marito non ti ha mai perdonato. Sei stato l’unico ad averlo fregato”.

Non è stato mio figlio, terza puntata

Carlotta finalmente racconta quello che sa a sua nonna, dal rapimento al dvd che Barbara ha distrutto. Poi le dice che una volta a scuola ha seguito Barbara fino a uno sgabuzzino dove lei ha preso una foto da uno scatolone: nell’immagine si vedeva un bambino con un quotidiano con la data cerchiata in rosso. Il bambino è il figlio di Barbara.

Intanto da Londra arriva lo coinquilina di Barbara che sa dov’è casa di Carlos e sa anche del bambino: lì però trova Edda, la bambinaia, che le dice che Barbara viene tenuta prigioniera dalla madre Magda. Le racconta una serie di bugie, non le fa chiamare nessuno.

La moglie di Amedeo Strada scopre che il marito è il responsabile del suicidio di Barbara e che l’ha fatto servendosi di Carlos per far rientrare in Italia Pietro, il padre della ragazza, che all’estero ha guadagnato un bel po’ di soldi. L’obiettivo era farlo rientrare e fargliela pagare per quello che gli ha fatto 15 anni fa, ma è stato arrestato prima di potersi vendicare.

Andrea invece, in carcere, riceve da uno scagnozzo di Amedeo Strada una pillola di sonnifero. Il boss vorrebbe farselo “amico”.

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Non è stato mio figlio, terza puntata

La moglie del boss ha convinto Strada ad anticipare la fuga dal carcere e prepara un piano con Pietro. Gina invece è tornata per riprendersi “la sua assicurazione sulla vita”.

L’amica da Barbara tenta la fuga da casa di Carlos dopo che ha trovato in una stanza il cellulare di Barbara. La ragazza riesce a chiamare Anna e Carlos inizia a cercarla armato di fucile. La giovane riesce a scappare e quando raggiunge l’auto sta per mettere in moto ma sente il pianto del bambino. Decide quindi di portare anche lui in salvo ma quando torna in casa viene colpita alla testa.

La scena si sposta in carcere. “Da oggi non ha niente da temere, lei da adesso è sotto la mia protezione”, dice il boss Strada ad Andrea. Il ragazzo allora gli chiede un favore…

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