Inchiesta Consip, Romeo non risponde al gip | L’imprenditore Comparetto: “Sono io mister X”

di Redazione

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Inchiesta Consip, Romeo non risponde al gip | L’imprenditore Comparetto: “Sono io mister X”

| lunedì 06 Marzo 2017 - 10:00

“Sono stato io a incontrare Tiziano Renzi all’aeroporto di Fiumicino. Si è trattato di un appuntamento di lavoro. L’aeroporto è stato scelto per comodità: viaggio spesso visto che la Fulmine Group ha appalti anche fuori dalla Sicilia”. Sono le parole di Alessandro Comparetto, titolare della società di poste private Fulmine Group, attraverso il suo legale, l’avvocato Leonardo Cucchiara.

Comparetto ha confermato le parole di Tiziano Renzi che lo aveva indicato come il misterioso Mister X di cui avevano parlato i giornali.

Gli avvocati difensori di Alfredo Romeo, Francesco Carotenuto, Giovanni Battista Vignola e Alfredo Sorge, entrando nel carcere di Regina Coeli, dove si è tenuto l’interrogatorio di garanzia per l’imprenditore arrestato per corruzione nella vicenda Consip, hanno dichiarato: “Il nostro assistito afferma di non aver mai dato soldi a nessuno e di non avere mai incontrato Tiziano Renzi o gente legata all’entourage dell’ex presidente del Consiglio”.

“Non era un privilegiato, ma in Consip era un emarginato ed è stato fregato più volte. La contestazione per cui Romeo è in carcere è marginale: parliamo di 5mila euro ogni due mesi per avere consulenze private sul perfezionamento dei calcoli per presentare delle offerte”, aggiungono i legali di Romeo che oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere al gip.

I legali poi rilanciano: “Abbiamo depositato un esposto di Romeo nell’aprile 2016, dove denunciava i raggruppamenti illeciti delle grosse imprese per aggiudicarsi gli appalti e soprattutto documentava come ha vinto e si è aggiudicato gli appalti. Ovvero solo ed esclusivamente praticando il prezzo più basso”.

Ma si sta indagando anche sulla fuga di notizie: la procura di Roma ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti. Rischiano i pubblici ufficiali che hanno avuto a che fare con l’inchiesta e che potrebbero aver infranto il segreto istruttorio. Una situazione che è costata la delega all’indagine al Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri: ad aver ereditato il mandato sono i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma.

Sono finiti sui giornali perfino degli omissis dell’indagine sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, con in ballo appalti per 3 miliardi di soldi pubblici. “Le fughe di notizie nella prima fase non c’erano, credo siano iniziate quando l’inchiesta ha preso una piega più ‘politica’”, ha detto un investigatore che ha lavorato su Consip quando l’indagine era a Napoli. “Non usciva nulla, noi monitoravamo – ha aggiunto -. Sennò l’inchiesta sarebbe saltata subito”.

Intanto le procure di Roma e Napoli negano i contrasti di cui parlano i giornali. Quanto fa sapere la prima viene confermato dal procuratore reggente di Napoli, Nunzio Fragliasso. “Non vi sono contrasti, nè divergenze tra la Procura di Roma e quella di Napoli in merito all’inchiesta Consip in relazione alla quale prosegue il collegamento investigativo tra le rispettive indagini, in perfetta sintonia tra i due uffici requirenti”.

Romeo avrebbe dovuto spiegare i centomila euro dati, secondo l’accusa, al dirigente Consip Marco Gasparri per aver informazioni e ‘dritte’ sulle gare d’appalto. Gli chiederanno del ‘pizzino’ recuperato dalla spazzatura del suo ufficio in cui compaiono la lettera ‘T’ puntata preceduta da “30 mila euro mese”: per i pm è Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.

“Ritengo che sia uno strumento indispensabile per la politica degli appalti del Paese. E proprio per questo bisogna fare di tutto affinché sia tenuta lontana dagli scandali”, ha detto il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. “Noi dell’Autorita Anticorruzione ci siamo fatti le nostre idee, e riteniamo che certi lotti non vadano costruiti in un certo modo, proprio per evitare certe problematiche”.

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