I nostri mari stanno soffocando sotto una montagna di plastica

di Redazione

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I nostri mari stanno soffocando sotto una montagna di plastica

| lunedì 23 Aprile 2018 - 15:37

Allarme nei mari italiani, lanciato dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Genova, dall’Università Politecnica delle Marche e da Greenpeace Italia. Secondo il risultato di una nuova ricerca, “nelle acque marine superficiali italiane si riscontra un’enorme e diffusa presenza di microplastiche, comparabile ai livelli presenti nei vortici oceanici del nord Pacifico, con i picchi più alti rilevati nelle acque di Portici (Napoli), ma anche in aree marine protette come le Isole Tremiti (Foggia)”. La campagna ha permesso di analizzare campioni di acqua di mare prelevata in 19 stazioni lungo la costa italiana, da Genova ad Ancona.

Nel Mediterraneo mln di tonnellate di plastica

La ricerca ha spiegato che la produzione di questo tipo di rifiuti è esponenzialmente aumentata negli ultimi 50 anni: “Solo nel 2015 sono stati prodotti 300 milioni di tonnellate e ogni anno in mare ne finiscono circa 8 milioni di tonnellate. L’enorme presenza di plastica nelle acque del Mediterraneo è così paragonabile ai valori riscontrati nell’Oceano. 

Le microplastiche provengono da diverse fonti. Vi sono quelle primarie che derivano principalmente da prodotti per l’igiene personale o sono le materie prime, come pellet o polveri di plastica utilizzate per la produzione di materiali plastici. E poi le microplastiche secondarie che derivano invece dalla frammentazione e decomposizione di materiali plastici di dimensioni più grandi.

Risultano molto inquinate aree protette o zone lontane da sorgenti di inquinamento, come le Isole Tremiti, dove vi è così tanta plastica da poter riempire due piscine olimpioniche. “I nostri mari stanno letteralmente soffocando sotto una montagna di plastica e microplastica, per lo più derivante dall’uso e dalla dispersione di articoli monouso – commenta Serena Maso, campagna mare di Greenpeace -. Per invertire questo drammatico trend, bisogna intervenire alla fonte, ovvero la produzione. Il riciclo non è la soluzione, e sono le aziende responsabili che devono farsi carico del problema, partendo dall’eliminazione della plastica usa e getta”.

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