Ancora una volta, le vicende di cronaca e le questioni politiche hanno la meglio sullo sport. L’Argentina è stata costretta a cancellare all’ultimo momento l’amichevole con Israele, in programma per sabato sera a Tel Aviv, a causa delle costanti pressioni e minacce provenienti dal fronte palestinese ricevute in questi giorni, con tanto di immagini raffiguranti Messi e i calciatori dell’Albiceleste intimati a non giocare nel territorio occupato, e dimostrazioni come l’incendio di magliette della nazionale insanguinate nei pressi dell’hotel in cui alloggia la Seleccion. A incitare all’odio era stato anche il presidente della federcalcio palestinese, che aveva invitato i connazionali a dare alle fiamme le divise degli argentini.
L’annuncio è stato emesso dall’ambasciata israeliana a Buenos Aires, che “con profondo dispiacere” ha comunicato l’annullamento dell’amichevole “a causa delle deplorevoli minacce rivolte a Messi e ai giocatori argentini”. A scatenare l’ira della comunità palestinese era stata la decisione di organizzare la partita nell’ambito delle celebrazioni per il 70° anniversario della nascita dello Stato d’Israele, ritenuto un affronto per la popolazione.
Sconsolata la reazione del ministro della Difesa israeliano Liberman, che ha espresso tutto il suo rammarico su Twitter:
חבל שאבירי הכדורגל מארגנטינה לא עמדו בלחץ המסיתים שונאי ישראל שמטרתם היחידה לפגוע בזכות הבסיסית שלנו להגנה עצמית ולהביא להשמדת ישראל. לא נכנע בפני חבורת אנטישמים תומכי טרור
— אביגדור ליברמן (@AvigdorLiberman) 6 giugno 2018
“È un peccato che l’élite calcistica argentina non sia stata in grado di resistere alla pressione di coloro che predicano l’odio verso Israele e il cui unico scopo è quello di violare il nostro diritto fondamentale di difenderci e di distruggere Israele”, la traduzione del messaggio apparso sull’account del rappresentante del governo israeliano.
Per l’Argentina, adesso, sono ore concitate alla ricerca di un nuovo avversario per preparare il debutto ai Mondiali di Russia 2018, in programma il prossimo 16 giugno contro l’Islanda.