È morto Sergio Marchionne, il manager italiano che ha conquistato il mondo

di Redazione

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È morto Sergio Marchionne, il manager italiano che ha conquistato il mondo

| mercoledì 25 Luglio 2018 - 11:30

È morto, all’età di 66 anni, Sergio Marchionne, il manager italiano che ha salvato la Fiat dalla crisi, che ha riportato in auge la casa automobilistica italiana, che ha internazionalizzato il marchio italiano, che ha salvato la Chrysler e che ha conquistato gli Stati Uniti d’America. Stimato prima da Barack Obama e poi da Donald Trump ha esportato il modello italiano nel mondo.

Circa un mese fa era stato operato alla spalla destra e negli ultimi giorni le sue condizioni erano precipitate. Ciò aveva indotto John Elkann a convocare d’urgenza, sabato 21 luglio scorso, il Cda di Fca per nominare i nuovi vertici. La velocità con la quale si è proceduto ha confermato la gravità delle condizioni del manager italo-canadese, poi deceduto, dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva presso una clinica di Zurigo.

Chi era Sergio Marchionne

Sergio Marchionne nasce a Chieti il 17 giugno 1952, figlio di un maresciallo dei carabinieri emigrato da giovane in Canada. Ha conseguito tre lauree: in Legge alla Osgoode Hall Law School of York University, un Master in Business Administration (MBA) presso la University of Windsor e una laurea in filosofia conseguita presso l’Università di Toronto. Dal 1983 al 1985 lavora per Deloitte Touche come commercialista esperto nell’area fiscale; successivamente dal 1985 al 1988 ricopre il ruolo di controllore di gruppo e poi direttore dello sviluppo aziendale presso il Lawson Mardon Group di Toronto. Dal 1989 al 1990 è nominato vice presidente esecutivo della Glenex Industries. Dal 1990 al 1992 ricopre il ruolo di responsabile dell’area finanza della Acklands e, contemporaneamente, la carica di responsabile per lo sviluppo legale e aziendale presso il Lawson Group, acquisito nel frattempo da Alusuisse Lonza (Algroup). Qui ricopre ruoli di crescente responsabilità, presso la sede centrale di Zurigo, fino a diventarne l’amministratore delegato.

Sergio Marchionne ha guidato in seguito il Lonza Group, separatosi da Algroup, fino al 2002, anno in cui viene nominato amministratore delegato del Gruppo SGS di Ginevra, leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica e certificazione; il gruppo è forte di 46 mila dipendenti in tutto il mondo. Grazie al risanamento del gruppo svizzero, avvenuto nel giro di due anni, il nome di Sergio Marchionne scala i vertici.

A partire dal 2003, su designazione di Umberto Agnelli, Marchionne entra a far parte del Consiglio di Amministrazione del Lingotto Fiat. In seguito alla morte di Umberto Agnelli e alle dimissioni dell’amministratore delegato Giuseppe Morchio, Sergio Marchionne, a giugno 2014, viene nominato Amministratore delegato del Gruppo Fiat. Dopo alcuni contrasti con il dirigente tedesco Herbert Demel, nel 2005 assume anche la guida di Fiat Auto in prima persona. Il 2 giugno del 2006 viene nominato Cavaliere dell’Ordine al merito del Lavoro dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

La Fiat era fortemente indebitata con le banche e per alleggerire la posizione Marchionne si inventa la conversione dei debiti in azioni andando a vendere agli istituti finanziari il rilancio del gruppo Fiat. Una volta risanate le casse ecco il piano commerciale/produttivo che vede il lancio di tante nuove auto ed un processo di ideazione, progettazione e produzione nettamente più veloce ed efficiente. Nascono, così, la nuova Cinquecento, la Grande Punto, le nuove linee della Lancia ed Alfa Romeo. Marchionne comprende che per competere in un mercato in crisi e fortemente competitivo ci vogliono i volumi in grado di generare le giuste economie di scala, che ipotizza in sei milioni di auto. Per raggiungere tali obiettivi l’unica via è guardare all’estero ed acquisire nuove aziende e mercati e così Marchionne non si lascia sfuggire la grande opportunità di acquisire la Chrysler con risultati eccezionali in poco tempo. Non può niente, invece, con il governo tedesco che gli impedisce l’acquisizione della casa automobilistica Opel. Marchionne rivoluziona la Fiat, modifica le catene di comando, dimezza i livelli gerarchici portandoli da nove a cinque (tra il CEO ed un operaio c’erano solo tre livelli intermedi), inserisce la cultura della flessibilità. Decide, inoltre, di chiudere le aziende del Sud e di convogliare forze e soldi nella produzione dei Suv. 

Nell’aprile del 2009 Marchionne aveva cominciato lunghe e travagliate trattative per l’acquisizione di Chrysler con i sindacati e il governo americani. Si raggiunge un accordo che prevede l’acquisizione da parte del Lingotto del 20% delle azioni Chrysler, in cambio del know how e delle tecnologie torinesi. Nasce il sesto gruppo automobilistico del mondo. L’annuncio viene dato dallo stesso presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Dopo un tentativo fallito di alcuni creditori di Chrysler di bloccare, attraverso la Corte Suprema degli Stati Uniti, la trattativa tra i due gruppi, il 10 giugno 2009 Fiat acquista ufficialmente il 20% di Chrysler, diventando holding controllante di tutto il gruppo statunitense. Nel primo trimestre del 2011 Chrysler torna all’utile e a maggio 2011, a seguito del rifinanziamento del debito e del rimborso da parte di dei prestiti concessi dai governi americano e canadese, Fiat incrementa la propria partecipazione in Chrysler al 46%. A luglio 2011, con l’acquisto delle partecipazioni in Chrysler del Canada e del dipartimento del Tesoro statunitense, sale al 53,5%, al 58,5% nel 2012. Il 1° gennaio 2014 Fiat Group completa l’acquisizione di Chrysler acquisendo il rimanente 41,5% dal Fondo Veba (di proprietà del sindacato metalmeccanico Uaw) salendo al 100%, accordandosi per un esborso di 3,65 miliardi di dollari. 1,75 versati cash e i rimanenti in un maxi dividendo di cui Fiat girerà a Veba la quota relativa al proprio 58,5%.

Il 13 ottobre 2014 Sergio Marchionne assume la presidenza della Ferrari per rilanciare il reparto corse a secco di vittorie da 6 anni. Succede a Montezemolo (con una liquidazione di 27 milioni di euro), con lui si chiude un ciclo di 23 anni.

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