Legge di stabilità a un passo | Vi spieghiamo cosa ci aspetta

di Domenico Giardina

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Legge di stabilità a un passo | Vi spieghiamo cosa ci aspetta

| lunedì 14 Ottobre 2013 - 16:58

Martedì è il giorno della legge di stabilità. In Parlamento verranno approvate le norme che regoleranno la vita economica italiana per i prossimi anni. Questa è l’intenzione del premier Enrico Letta che parla di “legge pluriennale per operare sulla base di tre anni in quanto servono politiche di lungo periodo per dare certezze a lavoratori e imprenditori”.

Ma da cosa dipendono queste certezze? Perché la legge di stabilità è così importante da determinare le sorti di uno Stato? Prova a darci una risposta Adam Asmundo, professore di Economia urbana e del territorio all’Università degli Studi di Palermo e responsabile dell’Osservatorio congiunturale della Fondazione Res. “La legge di stabilità – spiega Asmundo – è la principale legge economica dello Stato e avrà provvedimenti che riguarderanno la stabilizzazione della spesa . Riguarderà l’intero bilancio del Paese, che è il risultato della somma dei conti della pubblica amministrazione”.

A questo punto è chiaro che per avere questo totale non bisogna tenere conto solamente delle spese del nostro Parlamento. “Naturalmente come pubblica amministrazione viene inteso sia il governo centrale che locale. Quindi Parlamento, Regioni, Province e Comuni. Stabilizzare la spesa, quindi, vuol dire riequilibrare i meccanismi di entrata e uscita nel modo più salutare possibile per l’economia pubblica”.

Si tratta inoltre di un provvedimento aperto “nella misura in cui – continua Asmundo – alle varie decisioni prese devono seguire specifici decreti attuativi e nuove leggi. Praticamente un insieme di norme che rendono praticabile quanto contenuto nella legge di stabilità”.

Però si tratta di una norma complessa con obiettivi che spesso non vengono centrati. Con disappunto da parte dell’opinione pubblica che non riesce a spiegarsi come sia possibile mancare continuamente questi obiettivi. “Sono leggi che vengono scritte con le migliori intenzioni – chiarisce Asmundo – ma poi sono difficili da mettere in pratica appieno perché non è semplice mettere a punto gli strumenti per farlo”. E qui ci vengono in soccorso un paio di esempi: “Possiamo voler puntare alla riduzione di due punti della disoccupazione. Naturalmente ci sono diversi metodi per raggiungerlo e può capitare che quello prescelto si riveli il più inefficace. Le modalità di realizzazione hanno la loro indubbia complessità che dipende dalla strumentazione attuativa, legislativa, normativa e regolamentare; nonché dall’attività dei soggetti preposti a farlo”. E qui concludiamo con la nota più dolente: “Può capitare di avere una legge ottima che poi non viene applicata dalle persone disposte a farlo”.

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