La cerimonia della discordia ad Agrigento|“Assassini, basta con la Bossi-Fini”

di Alessia Bellomo

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La cerimonia della discordia ad Agrigento|“Assassini, basta con la Bossi-Fini”

| lunedì 21 Ottobre 2013 - 20:51

Da funerali di Stato a commemorazione dei 366 migranti morti a largo di Lampedusa lo scorso 3 ottobre: una cerimonia dalla polemica già annunciata ha concluso una giornata piena di tensione per una tragedia che per molto tempo rimarrà come una cicatrice sulla terra che ha accolto i corpi ormai senza vita delle tante, troppe vittime del naufragio. Una cerimonia a cui le istituzioni non potevano mancare, ma che è stata definita “beffarda passerella” da don Mosé Zerai, il sacerdote eritreo punto di riferimento per i profughi. Una cerimonia conclusasi con una protesta chiara e dura: “Assassini, basta con la Bossi-Fini”.

Lo slogan è stato urlato contro il ministro dell’Interno Alfano mentre parlavo con i giornalisti: la sicurezza ha subito creato un cordone per portare via il vicepremier, che ha risposto dopo a muso duro: “I cosiddetti attivisti che hanno gridato assassini sono quelli che vogliono frontiere libere e scafisti in libertà”. Attorno al ministro si sono schierati in tanti, da Gasparri alla Santanché a Schifani. Intanto però si è perso il senso di questa giornata, iniziata nel peggiore dei modi.

I migranti del centro di Lampedusa non avevano infatti avuto alcuna comunicazione dei funerali delle vittime prima di oggi: la notizia ha subito scatenato le proteste sull’Isola, con i migranti costretti a rimanere a Lampedusa senza avere il permesso di andare ad Agrigento a salutare i loro morti. La comunità eritrea di tutta Italia si è però stretta attorno alle vittime, con una copiosa delegazione: tanti i fiori sulle bare, arrivati da tutta Europa. Fiori che però non possono cancellare la tensione e le polemiche.

La posizione del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini è ormai nota, ma la donna non ha intenzione di fermarsi: oggi l’incontro con il presidente della Repubblica Napolitano. Naufragio: Nicolini, altri hanno deciso no a Lampedusa “Perchè i funerali non si sono svolti a Lampedusa? Dovete chiederlo a qualcun altro, noi non siamo stati coinvolti. Certo è che la decisione dei funerali di Stato è naufragata nel momento stesso in cui sono stati annunciati: non ci sono mai stati segnali concreti”, ha ricordato oggi la Nicolini “A noi ce l’hanno detto cinque minuti prima di dirlo alla stampa e Lampedusa l’ha presa molto male, come anche i superstiti”.

Polemica anche sulla presenza del governo eritreo: “Se proteggiamo chi scappa dall’Eritrea per non fare il militare, perché poi invitiamo il governo eritreo alla commemorazione di Lampedusa?”, si chiede la Nicolini, cui fa eco duramente Don Mosé Zerai: “Un servizio militare diventato una schiavitù legalizzata, priva le persone della libertà. Invitare i rappresentanti del regime qui, quando queste persone sono fuggite da quel regime, e un controsenso. Offende sia le vittime ma anche tutti i familiari. Non era giusto, ma siamo in un paese libero e succede anche questo”.

Intanto in Parlamento é stata presentata la bozza di modifica della legge Bossi-Fini: i punti salienti sono una drastica riduzione del tempo massimo di permanenza nei Cie rispetto agli attuali 18 mesi; revisione del sistema di affidamento e gestione dei Centri; ex detenuti identificati direttamente in carcere senza passare per i Cie. A ideare le modifiche il sottosegretario all’Interno Roberto Manzione e il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, presente oggi sul porticciolo di San Leone ad Agrigento. Lei e il ministro Mauro prima della cerimonia avevano provato a porre l’accento sull’importanza di un ricordo istituzionale e nazionale, ma questo non è bastato a cancellare quel clima di astio che ha accompagnato l’intera giornata. I morti di Lampedusa adesso riposano, il paese però non può essere in pace con una tragedia simile alle spalle.

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