La confessione in lacrime della piccola squillo | “Mi costringono a prostituirmi”

di Domenico Giardina

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La confessione in lacrime della piccola squillo | “Mi costringono a prostituirmi”

| mercoledì 30 Ottobre 2013 - 13:21

Una vita difficile, un’amicizia pericolosa, una madre assente e consenziente e due aguzzini pronti a tutto. Non ne rimanevano di appigli alla quattordicenne romana baby prostituta di notte in un appartamento dei Parioli, quartiere bene della Capitale che fa da sfondo a una storia di grande degrado. A un certo punto, di fronte alle domande degli inquirenti, ha ammesso in lacrime di essere “costretta a farlo”. E che l’unica cosa che avrebbe voluto era “tornare a scuola”.

Un pianto disperato a fronte di un periodo da dimenticare per una ragazza così giovane. Iniziato con quella che aveva tutti i contorni della classica amicizia innocua tra ragazzine di questa età. Compagne di classe in un liceo classico, sempre più vicine tra loro. Profili sui social network pieni di fotografie insieme, le classiche frasi da adolescenti a corredo. Ma con il tempo le foto si sono fatte sempre più ammiccanti, gli abiti sempre più corti, e le frasi sempre più nichiliste. Un giorno è stata la più grande delle due a cominciare a postare immagini su un sito di incontri. E subito dopo ecco il coinvolgimento, in nome di quell’amicizia così forte. È iniziata così la discesa verso l’abisso delle due amiche. E quando la madre avrebbe potuto tirarla fuori da quell’abisso ecco l’incitamento a proseguire per sanare i debiti della famiglia.

L’incontro con due magnaccia ha fatto poi il resto. Il giro si è allargato sempre di più e ha visto arrivare sempre più soldi a fronte di tariffe più alte e clientela selezionata. Contemporaneamente la più grande delle due ha continuato a mantenere il rapporto burrascoso con la madre. Un rapporto fatto di incomunicabilità, nonostante la voglia da parte della donna di penetrare quella corazza che la figlia si era costruita attorno. Ma le reazioni col tempo diventavano sempre più estreme. “Mando uno dei miei amici cocainomani a sgozzarti”, le arrivò a dire in un’occasione. Alla fine l’amore di madre è riuscito ad avere la meglio e a togliere il cappio che si stringeva sempre di più attorno al collo delle ragazze.

A differenza della sua amica più piccola, lei è rimasta quasi indifferente alle domande degli inquirenti finché, dopo quattro ore di interrogatorio, ha ceduto sotto un peso troppo grande per le sue spalle troppo piccole. Adesso si trova in una comunità, mentre la sua amica è stata affidata alle cure dei nonni. In attesa di ritrovare un’adolescenza perduta.

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