Omicidio Meredith, parla Sollecito| “Non sono un assassino, ma un perseguitato”

di Alessia Bellomo

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Omicidio Meredith, parla Sollecito| “Non sono un assassino, ma un perseguitato”

| mercoledì 06 Novembre 2013 - 12:30

Mi hanno descritto come un assassino spietato, non so niente di tutto questo”, è lo sfogo di Raffaele Sollecito, presente in aula al processo d’appello per l’omicidio di Meredith Kercher. La storia sembrava conclusa con l’assoluzione di Amanda Knox e il ragazzo pugliese, ma la Corte sorpresa di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza.

Sollecito in aula per la seconda udienza dell’appello non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti, consultando il computer in attesa del momento in cui i carabinieri del Ris hanno mostrato l’esito di una perizia svolta su una traccia di Dna trovata su quella che l’accusa sostiene sia l’arma del delitto, un coltello. A sorpresa il giovane rilascia una dichiarazione spontanea: “Sento nei miei confronti una persecuzione allucinante, senza senso”.

Sollecito era sembrato parecchio provato all’arrivo in aula, ma alla domanda se si trattasse del fuso orario – Raffaele infatti vive negli Stati Uniti – l’avvocato Giulia Bongiorno ha risposto: “No, è altro. È provato, ma sereno”. E lo stato d’animo di Sollecito rispecchia le parole che lui stesso pronuncia in aula: “Al momento io una vita reale non ce l’ho”, ha affermato con la voce rotta dalla commozione.

La richiesta ai giudici è quella di “correggere gli errori” commessi da chi in precedenza si è occupato del caso. Sollecito parla del suo passato: “Non mi è mai piaciuto l’alcool e non andavo alle feste, anche se mi sono fatto qualche spinello, questo non ha cambiato la mia personalità ha aggiunto”, ha confermato, facendo poi riferimento all’altra imputata del processo, la ex fidanzata Amanda Knox: “Ho conosciuto Amanda e fu il mio primo vero amore. Fu tardi perché ero riservato”. Poi la difesa: “Quando avevamo 20 anni c’era tutto nella nostra mente fuorché una visione di disprezzo dell’essere umane, come ci descriva chi ci accusa”.

La nuova perizia sul coltello sequestrato in casa di Sollecito rivela che la traccia trovata non appartiene al Dna di Meredith, ma a quello di Amanda. L’accusa sostiene che sia l’arma del delitto, ma la difesa ha ricordato che “Non c’è alcun collegamento tra l’arma e questo delitto: è la conferma che queste sono tutte illazioni”, ha detto la Bongiorno “Tutte le prove sono inesistenti, si sgretolano”.

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