“Il funzionario infedele e la dirigente indifferente” | Così funzionava il sistema Currao

di Gabriele Ruggieri

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“Il funzionario infedele e la dirigente indifferente” | Così funzionava il sistema Currao

| martedì 12 Novembre 2013 - 12:55

Emanuele Currao e Concetta Cimino. Il funzionario infedele e la dirigente indifferente, così li ha definiti il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. Sono loro gli attori principali di una storia di truffe e inganni ai danni della Regione Siciliana, andate avanti per anni. Lui, funzionario direttivo, lei dirigente dell’area 1, Affari Generali, presso l’ Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale, uscita, indenne, da una brutta storia giudiziaria che la vide assolta dopo dieci anni di tribolazioni.

“Con la sua inerzia – continua Messineo – la Cimino si è posta in una posizione di quasi complicità“. “Di certo non era al corrente di tutto – gli fa eco il procuratore aggiunto Agueci – ma alcune cose non poteva non saperle”. Della dirigente Cimino, Currao, possedeva la password di accesso al sistema. Grazie a questa aveva potuto ideare il suo sistema. Un sistema sottile, complicato, “una catena di Sant’Antonio al contrario”, come lo definiscono i magistrati, che puntava a lasciare tutti contenti – o quasi – dalle imprese che effettivamente avrebbero dovuto beneficiare di quei fondi a chi, pur percependo delle “laute mance” sul libro paga della Regione proprio non doveva stare.

Una serie di “prelievi” indebiti, dai finanziamenti, spesso provenienti dall’Europa, poi coperti – quasi totalmente – da altri prelievi, presi da fondi stanziati per obiettivi terzi, in un vorticoso giro di denaro. Da qui, curioso, quanto sventurato, il ruolo della Regione Veneto, che dalla Sicilia doveva percepire un pagamento. Ma un ente pubblico, si sà, non è un’azienda, che boccheggia quando non arriva il finanziamento sperato, così, quale migliore risorsa da cui attingere per coprire i tanti buchi lasciati dalle trame di Currao? In questo caso “Ha sfruttato al meglio la lentezza del sistema burocratico” conferma Agueci.

In mezzo ci sono un viaggio in Sudamerica, per il “Pacto para la Capacitaciòn y el Empleo Femenino” – Pacef Urbal III – pagato con il “solito” sistema da Currao, che, tuttavia, si è subito prodigato per chiedere, tramite decreto ingiuntivo il rimborso, poi ottenuto. C’è una frode di 120 mila euro ai danni di un progetto – guarda caso – per la legalità all’interno degli uffici della Regione: L’Apq  “Sicurezza e Legalità per lo Sviluppo della Regione Siciliana – Carlo Alberto Dalla Chiesa”.  C’è un immobile, a Sciacca, costruito interamente con fondi regionali, con cui sono stati comprati persino i materiali usati, per un ammontare di circa 40 mila euro.

Poi l’errore. Il punto di cedimento di un sistema molto ben strutturato, che sarebbe stato coperto dal ruolo di altri funzionari regionali, finiti anch’essi in manette. Un pagamento che tarda nell’arrivare a un privato. La denuncia e il lavoro di riordino dei conti della Formazione del dirigente Ludovico Albert hanno portato a galla l’inghippo e dato vita alle indagini della Procura.

 

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