Letta: “Di troppo rigore si muore, l’Italia abbia fiducia nei mercati”

di Alessia Bellomo

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Letta: “Di troppo rigore si muore, l’Italia abbia fiducia nei mercati”

| venerdì 22 Novembre 2013 - 11:42

Parla spesso e parla chiaro il presidente del Consiglio Enrico Letta: l’Italia è vulnerabile sul debito, ma ci sono dei margini per superare le difficoltà. Bisogna lasciare la politica del rigore, aumentare la fiducia nei mercati e al tempo stesso fermare deficit e debito.

“Finché non arriveremo almeno a un tassi del 3% sui bond decennali, fino a che questo non diventa il punto di riferimento del sistema, continueremo a vivere una situazione di vulnerabilità”, è l’avvertimento del premier, che punta sempre sullo stesso punto, con criterio: “Bisogna lavorare sulla stabilità e sui tassi di interesse”.

Per Letta dunque bisogna ridurre i rendimenti dei titoli di stato decennali – che attualmente sono intorno al 4% – per far crescere la fiducia dei mercati sull’Italia.

“Siamo sempre discoli sul terreno del debito pubblico, ma siamo accorti sul debito privato: dobbiamo usare questa accortezza per il rilancio”, dice il premier all’assemblea di Federcasse, la Federazione italiana delle Banche di credito cooperativo. E proprio parlando di banche, Letta spiazza tutti: “La Bce ha calmato la crisi, ma non possiamo chiederle di svolgere compiti che non sono suoi”.

Il presidente del Consiglio ricorda che per la crescita e gli investimenti esiste “un altro strumento: la Bei”. Insomma, bisogna lasciarsi alle spalle la stagione del solo rigore, “ma quella della crescita deve basarsi sulla solidità dei conti. Il prossimo anno il nostro Paese avrà il debito pubblico e il deficit in discesa”.

Il governo italiano al momento lotta su due fronti: “Da una parte siamo tirati sul fronte europeo perché ci sono alcuni ayatollah del rigore, ma di troppo rigore si muore. Dall’altra parte sul fronte interno, perché molti pensano che basti fare spesa e deficit per salvare il sistema. Servono spalle solide per reggere i due fronti e servono alleati dentro e fuori l’Europa”.

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