La Cina alla conquista della Luna | Domenica partirà la prima sonda spaziale

di Redazione

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La Cina alla conquista della Luna | Domenica partirà la prima sonda spaziale

| sabato 30 Novembre 2013 - 13:03

Dal mese prossimo la “colonizzazione” della Luna potrebbe vedere l’arrivo di una nuova concorrente. La Cina lancerà domenica alle 18:30 ore italiane, 1:30 di lunedì a Pechino, la prima sonda spaziale che atterrerà sul satellite tra trenta giorni. Ad annunciare l’inizio della missione, chiamata “Change-3”, è stato il vice comandante del programma lunare cinese, Li Benzheng. La sonda si chiamerà “Coniglio di giada” e orbiterà a circa 300 milioni di chilometri dalla Terra e sarà il primo mezzo spaziale cinese su un corpo extra-terrestre.

Fedeli alla tradizione fin dal nome del mezzo, chiamato “Coniglio di giada” da un’antica favola cinese, cercheranno di sfruttare le caratteristiche del mezzo per sondare la struttura geologica della Luna e le sostanze che si presentano sulla superficie alla ricerca di risorse naturali. Il mezzo effettuerà le sue operazioni in quella porzione di suolo lunare nota come “Baia degli Arcobaleni”.

È la terza missione lunare che segue quelle del 2007 e del 2010 e dimostra quanto Pechino stia puntando sul settore spaziale e come la sua tecnologia stia facendo enormi progressi nel settore. La Cina ha anche intenzione di realizzare la nuova stazione spaziale che dovrebbe andare in orbita tra il 2022 e il 2032.

L’atterraggio della sonda cinese sul suolo lunare potrebbe andare a minare certi equilibri tra potenze che esistono da anni, dalla prima corsa allo spazio inaugurata dopo la Seconda Guerra Mondiale da americani e sovietici. Gli Stati Uniti, ad esempio, ritengono i siti storici di atterraggio di Apollo sulla Luna come Parco Nazionale degli Stati Uniti, sotto la giurisdizione dello US Department of the Interior. Ma questa decisione presa unilateralmente dal Congresso americano potrebbe violare il diritto internazionale e le US Treaty Obligations.

La denuncia in tal senso è stata fatta da Henry Hertzfeld della George Washington University sulle pagine di “Science”. Per il ricercatore la normativa potrebbe essere vista come una dichiarazione di sovranità degli States quando esistono dei trattati, come l’Outer Space Traty delle Nazioni Unite del 1967,  che sostengono come le leggi degli Stati Uniti non possano venire applicate nello spazio.

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