Finanziaria, il duro attacco dei sindacati | “Crocetta ci ha presi in giro”

di Gabriele Ruggieri

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Finanziaria, il duro attacco dei sindacati | “Crocetta ci ha presi in giro”

| mercoledì 08 Gennaio 2014 - 07:32

Finanziaria e sindacati, un legame a doppio filo dettato dalle tante partite ancora aperte in Regione. Dai precari alla Formazione professionale, dai forestali alle partecipate, passando per lo sviluppo e le aziende, tanti gli spunti di discussione in attesa di soluzione sul tavolo. Un tavolo al quale, a detta dei rappresentanti dei lavoratori, troppo spesso si sente la mancanza di un soggetto: il governo regionale guidato da Rosario Crocetta, che pur aveva dichiarato, parlando della manovra, di aver elaborato il testo “consultandosi con le parti sociali, mica con Confindustria”.

Gli esponenti dei tre principali sindacati, Cgil, Cisl e Uil, di certo, non sono soddisfatti dei testi finanziari in discussione in questi giorni all’Ars, ma le loro posizioni restano comunque diverse. Unico punto di contatto: una forte richiesta di dialogo e di collaborazione con le istituzioni.

Durissimo l’attacco nei confronti della Finanziaria, e delle modalità in cui il testo è stato partorito, di Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl. “La nostra critica – dice – è rivolta soprattutto all’approccio con cui il governatore Crocetta è arrivato a questa Finanziaria. Non ci ha mai ascoltato, ci ha soltanto presi in giro”. Bernava parla di “vuoto strategico sulla crisi”, di “ignavia”, di “compiacenza e convenienza”. “Stiamo solo perdendo tempo col nulla”, aggiunge.

“Sappiamo bene – continua Bernava – che esistono dei forti vincoli dettati dal patto di stabilità e dai tanti tagli necessari per combattere la crisi, ma non è tollerabile che si vada avanti con la politica che ha condizionato l’ultimo anno, fatta solo di annunci, denunce, vittimismi e non di progettualità. Servirebbero – prosegue – interventi di risanamento del debito con la ristrutturazione dei settori che pesano sul bilancio della società, come la Sanità e le Politiche sociali. Serve un piano lavoro con misure anticicliche. Il governatore smetta di mandare strali contro tutto e tutti e metta in piedi un piano pluriennale in accordo con il ministero dell’Economia e con i rappresentanti degli enti locali. La Sicilia deve liberarsi per cambiare veramente rispetto al passato”.

Meno agguerrito, ma pur sempre critico, Claudio Barone, segretario della Uil, che parla di una Finanziaria “tecnica, condizionata da gradi di libertà ristretti. Di certo non possiamo dirci soddisfatti – dice il sindacalista – sarebbe stato utile stanziare qualcosa in più per gli investimenti sullo sviluppo. La partita adesso andrà giocata sui fondi europei. In questo momento non ci sono margini per redigere un nuovo provvedimento, migliore. Trovo paradossale, tuttavia, che ci ascoltino solo in situazioni d’emergenza, quando ormai non possono farne a meno e si sfiorano livelli drammatici. Non sono un amante della liturgia concertativa alla Cuffaro, vorremmo solo che sulle varie questioni si discutesse per tempo”.

Michele Pagliaro, segretario regionale della Cgil, da par suo, lamenta “tutta una serie di perplessità sulla manovra. Da un lato – spiega – c’è da riconoscere un seppur timido tentativo di dare ordine ai conti, cancellando le entrate a cui non corrispondono crediti reali, che è una delle cause principali dell’accumulo del debito. Dall’altro lato, però, rimangono troppe scelte non compiute, le problematiche non affrontate, come quelle della Formazione, dei forestali, delle imprese, che restano partite aperte. Noi – conclude Pagliaro – siamo disposti al confronto, la disorganizzazione della burocrazia regionale non può essere pagata dai lavoratori, e di questo, da anni, vogliamo parlare”.

Questa Finanziaria, insomma, proprio non piace ai sindacati, ma mentre c’è chi la critica a spada tratta, per altri sembra una sorta di male necessario, anche perché lo spauracchio resta quello dell’esercizio provvisorio. “L’esercizio provvisorio sarebbe un dramma”, dice Claudio Barone e a lui fa eco Michele Pagliaro. Se dovesse, infatti, concretizzarsi, la mancata approvazione del provvedimento, sarebbe la fine per i 20 mila precari per cui è prevista una proroga.

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