A due anni dal rapimento di Giovanni Lo Porto | Quasi in 50 mila per la speranza: “#vogliamogiovannilibero”

di Alessia Bellomo

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A due anni dal rapimento di Giovanni Lo Porto | Quasi in 50 mila per la speranza: “#vogliamogiovannilibero”

| sabato 18 Gennaio 2014 - 11:47

Giovanni Lo Porto ha 38 anni, è un cooperante umanitario di Palermo e di lui non si hanno notizie da 24 mesi. Un’agonia lunga due anni per famiglia e amici, iniziata quando il 19 gennaio 2011 quattro uomini armati hanno rapito Giovanni e il suo collega tedesco Bernd Muehlenbeck nel Punjab, una provincia tra Pakistan e Afghanistan. Lo Porto si trovava lì come capo progetto per l’Ong tedesca Welt Hunger Hilfe.

Un caso delicato il suo, su cui la Farnesina ha chiesto l’assoluto riserbo. L’ultima notizia più di un anno fa, nel dicembre 2012: Muehlenbeck, il collega tedesco sparitocon lui, comparve in un video in cui chiedeva aiuto al governo tedesco. “Per favore accogliete la richiesta dei mujahidin. Possono ucciderci in qualsiasi momento”. Parole che hanno fatto tremare ma che hanno dato un minimo di speranza: Giovanni in quel video non compare ma il suo collega parla sempre al plurale.

A due anni dal giorno del rapimento, gli amici di Giovanni non si arrendono e la solidarietà per il cooperante di Palermo aumenta ogni giorno. Più di 48 mila persone hanno aderito alla campagna lanciata da Change.org: #vogliamogiovannilibero  è l’hashtag con cui canadesi, inglesi, libici, tedeschi, danesi, francesi, statunitensi, israeliano e italiani provano a far crescere la speranza. Un’ondata di solidarietà che rende evidente, ancor di più a ridosso dell’anniversario del rapimento, quanto sia importante il lavoro di Giovanni.

“Quello di Giovanni, al pari di molti altri operatori umanitari, è un aiuto concreto, svolto con competenza e impegno. Attraverso il loro lavoro l’Europa, l’Italia, noi tutti riusciamo ad esprimere solidarietà e soccorso vero alle persone più svantaggiate del mondo, quelle che rischiano la vita, colpite da calamità naturali e devastanti conflitti”, hanno scritto in una lettera i rappresentanti del terzo settore e delle Ong, rivolgendosi al presidente della Repubblica Napolitano e al premier Enrico Letta per smuovere le acque quasi statiche della ricerca di Lo Porto e del suo collega.

Su Change.org adesso inizia una seconda fase della campagna: verrà pubblicata una foto al giorno per ricordare che Giovanni non è solo. Intanto New Free Italy ha lanciato un appello anche su Facebook, nella pagina “Giovanni Lo Porto Day“. “Non lasciamolo solo” è il concetto che sta alla base delle iniziative per il palermitano: quando tornerà in libertà e scoprirà che la sua storia e i suoi valori hanno unito così tante persone, Giovanni Lo Porto saprà che non è mai stato solo.

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