Viaggio alla scoperta della costa da Sciacca ad Agrigento/ FOTO

di Giuseppe Imburgia

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Viaggio alla scoperta della costa da Sciacca ad Agrigento/ FOTO

| mercoledì 29 Gennaio 2014 - 16:06

Dopo aver visitato Caltabellotta e Burgio scendiamo sulla SS 115 la strada che unisce Sciacca ad Agrigento. La incrociamo allʼaltezza del ponte sul fiume Verdura, recentemente crollato, e ricostruito in pochi mesi. Viaggiamo in direzione Agrigento paralleli alla costa; una costa tanto bella quanto bistrattata da unʼedilizia deturpante, spesso abusiva. Oggi la lunghissima spiaggia di Seccagrande sopporta lo sfregio di un insediamento urbano non soltanto invadente, ma anche brutto. Sperluccicanti infissi in alluminio dorato custodiscono abitazioni a schiera spesso dallʼintonaco scrostato o assente. Che peccato!

Al confine orientale dellʼabitato di Seccagrande, a poca distanza dalla foce del fiume Verdura (non raggiungibile), sfocia il Magazzolo, un fiume dalla buona portata dʼacqua, che nasce sulle montagne di Santo Stefano di Quisquina e attraversa i territori di Bivona, Alessandria della Rocca, Calamonaci e Ribera. Leggo che il suo nome deriva dallʼarabo magzil che vuol dire acque tumultuose, e, in effetti, in inverno tumultuose lo sono davvero, tanto da distruggere il ponte carrabile che consente di arrivare a Borgo Bonsignore.

Oggi per raggiungere questo piccolo villaggio, frazione di Ribera, occorre percorrere la SS115 fino alla deviazione che porta alla Riserva della Foce del Fiume Platani. Si tratta di un borgo rurale dalla caratteristica architettura del periodo fascista, edificato intorno al 1940 nellʼambito della colonizzazione del latifondo promossa dal regime. Si articola intorno a una grande piazza centrale dove prospettano la chiesa dedicata a San Pietro e la scuola. Il borgo dʼinverno è deserto, e, visitarlo la sera è inquietante. Dʼestate invece si popola di villeggianti, e la pizzeria, unica attività produttiva, riapre i battenti. Numerose case di villeggiatura si sono aggiunte in questi anni alle case coloniche del primo impianto.

Tornando un po’ indietro, poco prima della deviazione per Seccagrande, vorrei segnalare una trattoria (lʼunica) di campagna in località Piana Grande. Me lʼha fatta conoscere il mio amico Emilio, ed è stata per me una rivelazione. Appena arrivati siamo stati accolti con la “bianchetta” (o “bianchina” non ricordo bene), una specie di pizza in bianco con formaggio e mozzarella, che viene sfornata in continuazione e che ci ha accompagnato per tutta la cena. A seguire antipasti di ogni genere e impepata di cozze, specialità della casa.

Riprendiamo a percorrere la SS115 fino alla deviazione che porta alla riserva della foce del fiume Platani, e, dopo un paio di chilometri di strada non asfaltata, troviamo il cancello dʼingresso alla riserva. Lì, lasciata lʼauto, si comincia a camminare lungo i sentieri che attraversano il fitto bosco di pini ed eucalipti e che arrivano fino alla spiaggia. Il passaggio dallʼombra del bosco allʼintensa luce amplificata dal riverbero del mare, è unʼemozione!

La spiaggia incontaminata è di una bellezza straordinaria! Ci fa dimenticare le brutture incontrate qualche chilometro prima. Camminando sulla sabbia in direzione est si arriva alla foce del fiume. Migliaia di gabbiani e di altri uccelli avvertita la nostra presenza si levano in volo come per salutarci. Questa è unʼarea ricchissima di fauna, e rappresenta il primo approdo per molti uccelli migratori provenienti dallʼAfrica.

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La foce, sempre diversa a seconda delle stagioni, continuamente rimodellata dalle mareggiate e dalle piogge, è la meta dei numerosi appassionati della pesca con la canna. Tolte le scarpe e arrotolati i pantaloni sopra il ginocchio, attraverso il fiume non preoccupandomi dellʼacqua fredda, tale è la smania di arrivare alla punta estrema della spiaggia: Capo Bianco, un imponente promontorio cui il profilo sinuoso e il candido colore della marna conferiscono delicatezza e leggerezza. La marna, i geologi mi perdoneranno, è una roccia sedimentaria bianca, di natura calcarea e argillosa, caratteristica di questo tratto di costa agrigentina, basti pensare alla conosciutissima Scala dei Turchi.

Capo Bianco è il confine occidentale della spiaggia di Eraclea Minoa, a cui è unito da una parete di marna bianchissima a strapiombo sul mare. Sullʼaltopiano che li sovrasta si trova lʼarea archeologica di Cattolica Eraclea. Tra le rovine dellʼantica città greca comprese nel spicca il teatro con la sua vistosa copertura semicircolare che ne protegge le sedute dagli eventi atmosferici. La spiaggia di Eraclea Minoa, famosa per la sua pineta, è oggi una rinomata località turistica dove tra la folta schiera di ville, per la verità abbastanza nascoste, sono nati alcuni B&B. Proprio sulla spiaggia troviamo un ristorante “alla Commissario  Montalbano” per una insalata di mare e un bicchiere di vino bianco freddo. Una goduria!

Davanti al ristorante due simpatiche oche fanno la guardia. Guai a stuzzicarle… partono alla carica minacciando beccate. Ai primi di novembre proprio sulla spiaggia di Eraclea Minoa, una coppia di danesi, abbastanza avanti negli anni, godeva degli ultimi sprazzi di luce giocando nel mare appena agitato. Quando il sole è sceso al punto da sfiorare Capo Bianco, sono usciti di fretta dall’acqua, hanno scattato qualche foto, non risparmiando gridolini di stupore, e si sono rituffati a trastullarsi tra le onde. Loro si che si sanno godere la Sicilia! La spiaggia di Eraclea Minoa continua a est con la spiaggia di Bovo Marina, zona balneare molto frequentata con poche costruzioni lontane dal litorale, ampie aree di parcheggio, chioschi e ristoranti sulla spiaggia. Vi si arriva sempre dalla SS115 allʼaltezza del Comune di Montallegro seguendo le indicazioni. Sulla stessa strada troviamo una deviazione per Torre Salsa dove, al confine di questa meravigliosa riserva naturale, si trova un Agriturismo gestito da una distinta Signora tedesca. Da lì si parte per un facile trekking lungo i sentieri che portano alla spiaggia.

Lungo il cammino si incontrano i ruderi dellʼantica Torre aragonese facente parte del sistema di difesa di Camillo Camilliani (XVI secolo) che domina chilometri di costa incontaminata. Anche qui bianchi affioramenti marnosi interrompono i colori bruni delle rocce e il verde della fitta vegetazione. La spiaggia, sopratutto quando il mare è piatto, e lʼacqua diventa trasparente, è un vero incanto, e nulla ha da invidiare ai tanto reclamizzati mari tropicali. Concludiamo il nostro itinerario a Siculiana Marina, borgo marinaro dotato di un sicuro porto, forse lʼunico tra gli insediamenti urbani di questo tratto di costa, ad avere un aspetto gradevole anche dal mare.

La spiaggia, molto bella, è impreziosita dalla presenza del giglio marino, un fiore ormai divenuto raro, che cresce sulla sabbia, verso il quale le istituzioni competenti mostrano scarsa attenzione. Alla fine dellʼunica strada che corre parallela al litorale si trova un B&B con pochissime camere, spartane ma confortevoli, dove amo tornare spesso per godere sia della tranquillità del posto che della gentilezza dei proprietari. Lì abbandono le scarpe e faccio lunghe passeggiate al tramonto sulla spiaggia. La battigia bagnata dalla risacca che si tinge dʼoro, i sassolini che formano strani disegni sulla sabbia, e, in fondo, quasi sotto la montagna, cristalli di gesso (mi perdonino ancora i geologi) incastonati tra gli scogli che luccicano con gli ultimi raggi di sole, rendono questo posto veramente magico.

Sempre senza scarpe, camminando sulla spiaggia, ritorno verso il piccolo borgo (a circa 300 mt.) dove trovo un piccolo ristorante dal nome poetico “Lustru di Luna”. Anche questo piacerebbe al Commissario Montalbano. È lʼora giusta per concedermi un bel piatto di spaghetti al nero di seppia.

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