Sant’Agata, l’importanza delle reliquie e del fercolo votivo

di Redazione

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Sant’Agata, l’importanza delle reliquie e del fercolo votivo

| lunedì 03 Febbraio 2014 - 14:59

Catania e i fedeli di Sant’Agata sono in fervida trepidazione: forte il desiderio di lanciarsi nella tradizione per la celebrazione della patrone di Catania, con il consueto bagno di folla, condito di affetto, calore e devozione.

Le reliquie di Sant’Agata diventano fulcro della festa: alle prime ore del mattino del 3 febbraio infatti la “Cammaredda”, la cappella dove sono custodite le reliquie della Santa, si apre ed un popolo festante acclamerà la “santuzza”.

Da tradizione,  il busto reliquiario e lo scrigno di Sant’Agata vengono collocati sull’altare maggiore della chiesa per la celebrazione della “Messa dell’Aurora”, presieduta quest’anno dall’arcivescovo Salvatore Gristina.

Nel busto argenteo della santa, risalente al 1376 ed impreziosito da centinaia di gioielli ed ex voto, è conservata la cassa toracica della martire, mentre la testa, sulla quale spicca la celebre corona donata da Riccardo Cuor di Leone, ne accoglie il teschio e la mandibola. Lo scrigno, una cassa in argento sulla quale sono raffigurati episodi della vita di Agata, la cui paternità è attribuita all’artista catanese del XV secolo Angelo Novara, in reliquiari separati racchiude le braccia e le mani, le gambe e i piedi, i femori e una mammella, e il famoso velo.

A conclusione della cerimonia,  i reliquiari da tradizione vengono portati all’esterno della Cattedrale, per essere collocati sul fercolo, o “vara”. Accompagnata dal suono delle campane e dal fragore dei fuochi d’artificio, in una piazza gremita, Sant’Agata riceverà il primo saluto dai suoi concittadini esultanti.

La “vara” è un tempietto d’argento che riveste una strutture lignea, sul cui tetto, di forma rettangolare e ricoperto da una cupola, si levano le statue dei dodici apostoli. Realizzata dall’orafo Vincenzo Archifel agli inizi del XV secolo, è provvista di quattro ruote di gomma piena, che ne consentono il trasporto da parte dei devoti tramite cordoni di circa 200 metri dotati di maniglie.

Come di consueto, nel corso del “giro esterno” il fercolo viene ornato di garofani rosa, tinta che vuole ricordare il sangue della passione e del martirio, mentre il 5 febbraio i fiori assumono un colore bianco, simbolo della purezza, della castità, della fedeltà a Cristo e della rinascita al cielo della Santa.

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