Lusi, chiesta condanna a sette anni e mezzo | Pm: “Crisi profonda nella Seconda Repubblica”

di Redazione

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Lusi, chiesta condanna a sette anni e mezzo | Pm: “Crisi profonda nella Seconda Repubblica”

| venerdì 07 Febbraio 2014 - 16:36

La Procura di Roma ha chiesto una condanna a 7 anni e mezzo di reclusione per l’ex tesoriere della Margherita Luigi Luisi, accusato di essersi impossessato di oltre 25 milioni dei fondi destinati al partito. A sollecitare la condanna e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici è stato il pubblico ministero Stefano Pesci, accusando Lusi di associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di appropriazioni indebite nonché per aver calunniato Francesco Rutelli. Il pm ha chiesto anche la confisca dei beni sottoposti a sequestro sino alla concorrenza di 25.479.200 euro, cioé quanto sarebbe stato sottratto nel corso della sua attività di tesoriere dalle casse della Margherita.

“I fatti contestati a Luigi Lusi – ha spiegato in aula il pm – sono gravi, durati e reiterati nel tempo tanto da creare una crisi profonda anche nella seconda Repubblica. Lusi si e’ difeso creando confusione e cercando di minimizzare le proprie condotte. È certo, invece, che ci siamo trovati di fronte a un illecito organizzato e pianificato nel tempo”. Il coinvolgimento di Francesco Rutelli, nella veste di presidente della Margherita, per la procura non è credibile: “Non è possibile pensare – ha detto Pesci – che questa sottrazione dei fondi dal partito e il loro utilizzo attraverso alcuni investimenti immobiliari sia frutto di un accordo orale tra Lusi e Rutelli. Quella dell’imputato è una narrazione calunniosa, illogica e insensata. Una cosa è mentire per difendersi, altra cosa è fare affermazioni e chiamate in verità false ben sapendo che si va ad accusare una persona innocente.

“È certo che Luigi Lusi, grazie a un’ampia delega, aveva una signoria totale rispetto alla gestione delle spese della Margherita. Solo lui era a conoscenza delle singole operazioni, perché aveva il potere di firma, oltre a Rutelli che non se ne è mai servito. Nella gestione operativa e finanziaria del partito, i politici erano assenti cosi’ come superficiali e all’acqua di rose erano le verifiche degli altri organi di controllo, a cominciare dai revisori dei conti. Ecco perché il caso Lusi ha segnato una crisi profonda nella Seconda Repubblica”. Sono alcuni passi della requisitoria del pm Stefano Pesci che, prima di entrare nel merito della vicenda giudiziaria, ha voluto ricordare, con commozione, la figura del procuratore aggiunto Alberto Caperna, scomparso prematuramente nell’ottobre del 2012 a indagine ormai chiusa.

Per Pesci, “Lusi, nella veste di tesoriere, era colui che portava avanti l’attività economica della Margherita in maniera esclusiva gestendo il conto corrente che dal 2007 al 31 dicembre 2011 vide affluire qualcosa come 80 milioni di euro sotto forma di rimborsi elettorali. Di questa somma almeno i tre quarti vengono utilizzati per spese lecite”. Ci sono, poi, oltre 3,6 milioni che vanno nelle tasche della moglie Giovanna Petricone, che ha patteggiato a un anno, e altri 2 milioni destinati a conoscenti e amici di Lusi. Per la procura “di alcuni soldi non tracciati c’e’ sicuramente la distrazione, ma non c’è prova dell’appropriazione perché gli importi sono di modesta entità e gli assegni in questione alcune migliaia”.

Questo sistema di drenaggio di denaro, rimasto occulto per anni e smascherato perché agli inizi del 2012 arriva in procura una ‘segnalazione di operazione sospetta (sos) da parte della banca interna al Senato, conta altri protagonisti, e cioè i commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio, il cui studio, tra l’altro, cura le scritture contabile di TTT e Paradiso Immobiliare”. “Tutto ciò – ha ripetuto il pm Pesci – va avanti nell’indifferenza dei politici preoccupati solo dei loro conflitti interni al partito, e di sapere se una fazione prenda piu’ soldi di un’altra dal tesoriere. Dal 2009 anche nella opacità di TTT si verifica un salto di qualita’, perché il nome della società sparisce dall’elenco dei fornitori della Margherita e quindi dalle fatture. Evidentemente qualche impiegato ha fatto qualche domanda di troppo e qualcuno ha ritenuto fosse opportuno far inabissare la TTT. Chi poteva fare questo lavoro se non i commercialisti per i quali Lusi era praticamente un’esclusiva fonte di lavoro?”. Parole più morbide sono state riservate, invece, dal pm alla segretaria Diana Ferri, risultata prestanome di Lusi: “Lei merita l’assoluzione perché non c’è la prova che fosse consapevole che si stessero compiendo illeciti, tanto e’ vero che ad un certo punto se ne va, seppur a malincuore”.

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