Gli operai della Fiat scrivono al premier Letta | La Chiesa di Termini invita allo sciopero generale

di Redazione

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Gli operai della Fiat scrivono al premier Letta | La Chiesa di Termini invita allo sciopero generale

| lunedì 10 Febbraio 2014 - 16:45

Lettera-appello dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese, del sindaco e dell’arciprete, Francesco Anfuso, al premier Enrico Letta e ai leader di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per salvare lo stabilimento.

Finora i tre segretari confederali non hanno mai partecipato ad assemblee o iniziative davanti ai cancelli dello stabilimento siciliano, ma per i firmatati dell’appello il loro interessamento è fondamentale perché la vertenza torni sul tavolo di Palazzo Chigi, dopo il fallimento del piano di reindustrializzazione.

“Nel dicembre del 2009 il governo prese atto a Palazzo Chigi del piano industriale di Fiat presentato da Sergio Marchionne, nonostante prevedesse la cessazione dell’attività produttiva dello stabilimento di Termini Imerese – si legge nella lettera – La chiusura sarebbe stata affrontata e risolta al tavolo di crisi che venne istituito presso il ministero dello Sviluppo. Ad oggi, quattro anni dopo del drammatico annuncio, la soluzione non c’è”.

“Il governo da lei guidato – si rivolgono così a Letta i firmatari della lettera – deve chiedere a Fiat di ricercare una missione produttiva per lo stabilimento in seno al comparto dell’automobile”.

Anche la Chiesa si mobilita a fianco degli operai della Fiat di Termini Imerese. E lo fa portando la vertenza, che riguarda 1.200 lavoratori, direttamente dentro le parrocchie. Con una lettera ai fedeli, i sacerdoti chiamano a raccolta la comunità per lo sciopero generale in programma giovedì prossimo a Termini Imerese. “Vi chiediamo di partecipare e di far partecipare le persone che incontrerete – è l’appello dei parroci – certi che il Signore non delude le speranze del popolo che lo invoca con fiducia”.

Di fronte a una bomba sociale pronta a esplodere, con i lavoratori coperti dalla cassa integrazione fino a giugno, la Chiesa ha deciso di muoversi senza tentennamenti. Con un comunicato congiunto, rivolto “a tutti gli uomini di buona volontà” i parroci di Termini Imerese sollecitano la mobilitazione, “avendo ascoltato i bisogni di donne e uomini delle nostre comunità, che ormai giunti allo stremo, danno segni evidenti e inquietanti di sofferenza, la quale in questi ultimi giorni è diventata sempre più ingovernabile”. I preti nella lettera ai fedeli ricordano che il giorno dopo la manifestazione “si svolgerà un incontro a Roma al ministero dello Sviluppo economico che potrebbe essere decisivo per la risoluzione della vicenda Fiat, madre del progressivo dissesto economico della nostra zona: ormai si è alla vigilia del licenziamento dei 1200 operai”.

“La crisi che attanaglia il nostro comprensorio è diventata sempre più grave – scrivono i parroci – noi cristiani, siamo chiamati ad agire, ad operare per il bene nostro e dei nostri figli. E’ in gioco il futuro dei nostri paesi, delle nostre famiglie. Non possiamo e non dobbiamo rimanere immobili, senza lavoro non c’è futuro”.

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