Fiat, 5 mila in corteo a Termini Imerese | Landini (Fiom): “L’azienda non può andarsene”

di Redazione

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Fiat, 5 mila in corteo a Termini Imerese | Landini (Fiom): “L’azienda non può andarsene”

| giovedì 13 Febbraio 2014 - 11:51

È il giorno della mobilitazione generale a Termini Imerese. La cittadina alle porte di Palermo chiama a raccolta l’intero comprensorio e non soltanto quello. In cinquemila per riportare l’attenzione sulla Fiat di termini Imerese, quello che ormai è un ex stabilimento ma che per gli operai rimane il simbolo della loro condizione, resta una azienda che può e deve ripartire.

Insieme alle tute blu hanno sfilato per le strade cittadine anche gli studenti, i commercianti, gli artigiani, i sindaci del comprensorio ed i parroci del territorio. Proprio i parroci qualche giorno fa avevano chiamato alla raccolta la comunità: “Ci aspettiamo che chi può dare soluzioni a questo territorio lo faccia – afferma il parroco di Termini Imerese, Francesco Anfuso -. Chi ha avuto il mandato dal popolo faccia qualcosa, chi ha avuto il dono di fare politica faccia qualcosa non solo per Termini Imerese, ma per tutta la Sicilia. Sul mondo del lavoro sono calate le tenebre – aggiunge -. Gli operai sono rimasti senza nulla in mano”.

Nei giorni scorsi i parroci del comprensorio madonita hanno inviato una lettera al premier Enrico Letta – sottoscritta anche dai sindacati e dal sindaco di Termini Imerese – e una ai fedeli, per invitarli a partecipare alla mobilitazione generale organizzata da Fim, Fiom e Uilm.

Anche il parroco della Chiesa Maria Santissima del Carmelo, Michele Albanese, è sceso in piazza per manifestare solidarietà agli operai: “La chiesa – dice padre Michele – è sempre al fianco di chi ha bisogno. Il lavoro è fonte di dignità. Questa gente è privata della propria vita quotidiana. A Termini Imerese, rispetto allo scorso anno, sono raddoppiate le famiglie che si rivolgono al banco alimentare; c’è chi non riesce a pagare i propri debiti e si rivolge agli usurai. Noi proviamo ad aiutare i bisognosi come possiamo, ma la crisi ha colpito anche noi, anche le parrocchie si sono impoverite”.

In piazza anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha partecipato nella qualità di nuovo presidente dell’Anci Sicilia e dunque a nome di tutti i comuni dell’Isola. “La vertenza della Fiat di Termini Imerese è una vertenza nazionale, questa città non è sola, accanto a Termini c’è l’intera struttura dell’Anci. Fiat deve assumersi le proprie responsabilità, deve tornare a produrre qui e se non lo fa il governo porti a Termini Imerese una grande multinazionale che produca auto”. Orlando ha anche annunciato che “domani una delegazione di sindaci della provincia di Palermo e l’arciprete di Termini Imerese padre Francesco Anfuso incontrerà il prefetto Francesca Cannizzo a Palermo per mandare un messaggio dicendo che la Sicilia e Palermo sostengono questa vertenza”.

“Non so cosa succederà se cambia il governo. Siamo di fronte a una situazione drammatica, siamo a rischio tenuta democratica nel nostro Paese; in passato i momenti di crisi dell’occupazione in Italia hanno messo a rischio la democrazia”. Lo ha detto il leader della Fiom, Maurizio Landini a Termini Imerese. “Sulle politiche industriali in questi 20 anni con il centrosinistra e con il centrodestra non è cambiato nulla. Senza investimenti pubblici e privati non si crea lavoro, come dimostra Termini Imerese”.

“È una grande mobilitazione – commenta il segretario provinciale della Uilm Vincenzo Comella – di cui il governo nazionale non potrà non tenere conto. Sindacati, cittadini, Chiesa e parti sociali uniti per chiedere di proteggere il destino economico di una comunità vasta. Domani saremo presenti al tavolo, ma non è sufficiente”. L’obiettivo, così, è che il tavolo “si sposti a Palazzo Chigi dove è partita anni fa questa avventura che si è rivelata un fallimento. Si riparta dunque da lì per dire in modo autorevole a Fiat che deve tornare a investire su questo territorio. L’impianto è pronto e pronti sono anche gli operai. Le proposte sin qui individuate, infatti, sono deboli e serviranno anni perché vadano a regime. Non c’è dunque alcuna alternativa credibile a Fiat”.

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