Se la provincia dell’Impero fa meglio della Città Eterna | Il piano di riequilibrio di Catania e il Dl Salva Roma

di Francesco Lamiani

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Se la provincia dell’Impero fa meglio della Città Eterna | Il piano di riequilibrio di Catania e il Dl Salva Roma

| sabato 01 Marzo 2014 - 14:13

Provate a leggere i quotidiani di oggi ascoltando una delle canzoni Franco Califano. Magari una di quelle in cui si racconta una Roma lontana anni luce dai fasti dei Cesari e dei Papi, storie di periferia in chiaroscuro dove i protagonisti potrebbero essere gli stessi di un qualsiasi altro luogo di confine rispetto al centro della città. Già perché le periferie si assomigliano tutte ed i guai spesso sono gli stessi: autobus che passano in ritardo, mura ingrossate dai manifesti appiccicati uno sull’altro, fantasmi lontani dai luccichii delle vie del centro. Roma ancora una volta allunga la mano per chiedere aiuto: è la terza volta, seppure con formule diverse, negli ultimi 10 anni. Ma per la prima volta la Capitale è equiparata alle altre città che hanno chiesto ed ottenuto soccorso. L’Urbe avrà i quattrini del dl Salva-Roma promessi dal premier Renzi, ma come l’ultima provincia dell’impero si impegnerà a restituirli attraverso un piano lacrime e sangue.

Roma come Catania, dunque, con la piccola città di provincia che per una volta – nella sciagura – fa meglio della Capitale avendo già ottenuto il via libera per il piano di riequilibrio redatto dall’amministrazione Stancanelli nel febbraio 2013 e sostenuto da quella attuale guidata da Enzo Bianco. La stessa cosa, per esempio, non è avvenuta a Reggio Calabria e Napoli costrette al default o ad un contributo straordinario dello Stato.

Un piano decennale nel segno dell’austerity, promosso dalla Corte dei Conti lo scorso 26 settembre, che ha allontanato lo spettro del dissesto a cui si aggiungerebbe anche l’accesso al Dl 35 (il termine scadeva ieri) che permette al Comune di Catania di accedere ad un mutuo trentennale a tasso agevolato per pagare i debiti nei confronti delle imprese creditrici.

Insomma nella provincia dell’impero, che ha già imparato ‘a fare i conti’ con il rigore del risanamento, tutto è compiuto con la consapevolezza che serviranno oculatezza e sacrificio, le stesse condizioni che oggi lo Stato chiede a Roma che stavolta non avrà un marchese Del Grillo a sentenziare: “Perché io so io e voi nun siete un cazzo!”

 

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