Sequestrati beni per 1,2 milioni di euro | a Giuseppe Malara, vicino al clan Labate

di Redazione

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Sequestrati beni per 1,2 milioni di euro | a Giuseppe Malara, vicino al clan Labate

| mercoledì 05 Marzo 2014 - 09:54

Sequestrati beni per un milione e duecentomila euro riconducibili, secondo gli inquirenti, a diversi prestanome della cosca Labate di Reggio Calabria. La direzione investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni con procedura d’urgenza. I sequestri sono stati eseguiti nei confronti dell’imprenditore edile Giuseppe Malara e del sorvegliato speciale Santo Gambello.

Nel luglio del 2007 i due erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Gebbione”, durante il corso dell’indagini erano state scoperte le infiltrazioni criminali dei Labate nelle attività economiche ed imprenditoriali della zona a sud del capoluogo calabrese. Malara era stato poi assolto durante il processo, ma durante le indagini la sua figura era emersa come quella di un imprenditore colluso con la cosca dei Labate. A luglio 2013 l’imprenditore era stato colpito da un altro sequestro di beni sia aziendale che personali il cui valore ammontava a circa 25 milioni di euro.

Malara avrebbe effettuato lavori nella zona di competenza dei Labate, investendo capitali di dubbia provenienza e nello stesso tempo avrebbe aiutato la cosca a sottrarre immobili alle iniziative di confisca. Gambello, nel procedimento Gebbione, è stato invece condannato alla pena di 6 anni e 4 mesi, con sentenza della Corte d’ Appello di Reggio Calabria emessa nel dicembre 2010 e diventata definitiva nel maggio 2011, per associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni e sottoposto a 3 anni di sorveglianza speciale con confisca di beni ai sensi della normativa in tema di misure di prevenzione. Secondo gli inquirenti, Gambello avrebbe consentito all’azienda Edil Malara Pieffe s.r.l., di cui Giuseppe Malara è amministratore unico, di intestare fittiziamente al catasto tre seminterrati adibiti ad uso magazzini ed autorimesse per una superficie di circa 1000 mq, nella centrale via Padova di Reggio Calabria, che, in realtà, avrebbero di proprietà di Gambello. L’operazione sarebbe stata posta in essere al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali da parte di Gambello e Malara, con l’aggravante di aver agevolato l’attivita’ della cosca Labate.

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